Il 3 Settembre 1786 Goethe parte da Karlsbad alla volta dell'Italia. Una partenza improvvisa, nel cuore della notte, sotto falso nome, che viene da molti interpretata come una "fuga". Il poeta si lascia alle spalle l'amore tormentato per la baronessa Von Stein, con la quale comunque intratterrà un fitto epistolario, e i molteplici incarichi pubblici che lo distoglievano dall'impegno letterario. Per ritrovare serenità, dunque, il poeta varca il Brennero con l'intenzione di dar libero sfogo alle proprie inclinazioni fuori da ogni protocollo. Da Verona a Vicenza, quindi a Padova e a Venezia, dove sostò a lungo; poi a Roma, vertice dei suoi interessi, e infine a Napoli e a Palermo in un viaggio che doveva essere di poche settimane e durò invece più di due anni.
A Vicenza sosta dal 19 al 26 settembre
. Vi tornerà, brevemente, nel 1790.

ITINERARIO 1
Goethe, nella sua settimana vicentina, è un uomo sollevato che, liberatosi dagli stivali e da altri paludamenti, ama mischiarsi alla gente lodando i modi degli uomini e la non comune bellezza di certe donne brune e ricciute. Lo incontriamo in Piazza dei Signori, dove sorge la Basilica Palladiana, opera prima dell'architetto tanto ammirato. I diari ci restituiscono la bella immagine del poeta che si ristora con un grappolo d'uva sotto i suoi portici. Altre lodi sono per la poderosa partitura della Loggia del Capitaniato, anche questa opera palladiana ma della maturità. Chiude lo spazio monumentale il complesso del Monte di Pietà, già sede della Biblioteca Civica, che il poeta visita per rendere onore alla memoria del giurista Bertolo, che la istituì. La sua ammirazione per gli uomini di scienza si manifesta con la visita all'eminente botanico Turra e all'architetto Bertotti Scamozzi, erede diretto della lezione palladiana nonchè autore de "Il forestiero istruito", una sorta di "baedeker" dell'epoca.
La visita prosegue in corso Palladio con la Basilica di S.Corona, della quale è lodata un'Adorazione dei Magi del Veronese. Più avanti è la cosidetta Casa del Palladio, che ispira a Goethe alte considerazioni e il desiderio di vederla inserita in un quadro del Canaletto. Poi il corso sbocca in uno slargo: vi si affacciano Palazzo Chiericati, la più importante dimora urbana disegnata dall'architetto, e il Teatro Olimpico, altro suo capolavoro, che Goethe descrive con toni accorati: "un teatro sul modello antico, ma in piccole proporzioni e indicibilmente bello...". Qui Goethe, mischiato tra il pubblico, assiste divertito a una tornata dell'illustre Accademia Olimpica. Di tutt'altro tenore è la sera che il poeta passa al Teatro Eretenio: vi si rappresenta il Ratto nel Serraglio e gli spettatori dimostrano senza mezzi termini di gradire le grazie cantate.

ITINERARIO 2
Appena fuori città, Goethe visita la Rotonda, vertice dell'arte del Palladio. La villa, in forma di tempio, domina la campagna attraversata dal Bacchiglione. "Forse mai l'arte architettonica ha raggiunto un tal grado di magnificenza" considera il poeta. Poco distante, a Villa Valmarana ai Nani, avviene invece l'incontro con la pittura del Tiepolo: senza sapere di avere di fronte l'opera di padre e figlio, giudica lo stile sublime del primo superiore a quello naturale del secondo. Poi Goethe sale i portici del Santuario di Monte Berico.La chiesa barocca non lo tocca e neppure la grande tela del Veronese che anni prima suscitò opposti sentimenti nel padre Kaspar: ammirazione per l'arte, scandalo nel vedere Gesù seduto a una mensa fastosa. Il poeta ricoda piuttosto il grazioso incontro con una donna velata. "Volesse Iddio" - è il suo sfogo - "che il Palladio ci avesse lasciato il disegno di una fabbrica per la Madonna del Monte...avremmo veduto cosa di cui ora non abbiamo nemmeno l'idea!".

ITINERARI VI.BIKE

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