Itinerari tematici

Itinerari romantici

Che cos'è romantico ai giorni nostri?

Partiamo per questo viaggio sentimentale dal cuore antico di Vicenza. L'occhio segue le volute del fiume, varca antichi ponti, si sofferma su palazzetti dai preziosi inserti d'arte: è il rione Barche dove un tempo approdavano i burchi che dal mare e dalle lagune risalivano il Bacchiglione. Ritroviamo l'eco della Venezia dei mercanti nel gotico fiorito di finestre e portoni, nei portici e nei ballatoi che furono di fondaci, nelle volte in penombra dalle quali ancora emergono voci genuine.

Basilica dei Santi Felice e Fortunato - Vicenza San Valentino
Poi usciamo dal borgo, dove sorge la Basilica dei Santi Felice e Fortunato. Qui si onora con una bella festa, dal 1922, una reliqua di San Valentino patrono degli innamorati. Per la verità la tradizione della Festa di S. Valentino a Vicenza si ripete da 500 anni ed è stata spostata nella Basilica dei SS Felice e Fortunato a seguito della sconsacrazione della Chiesa di S.Valentino della quale si può apprezzare la facciata al civico 54 di Corso San Felice (oggi Lanaro Arredamenti).
Sono trascorsi oltre 1.730 anni da quel 14 febbraio, giorno dalla morte, e il culto di San Valentino, il vescovo guaritore di Terni, è sempre vivo. Nacque nel 170 dopo Cristo e morì, sul patibolo, quasi centenario nel 269. Venerato in tutto il mondo come il santo della pace e dell'amore, proclamato a furor di popolo come protettore degli innamorati gode di una enorme popolarità in tutto il mondo dal Giappone, agli Stati Uniti, all'Inghilterra e persino in Australia. Peraltro furono proprio gli anglicani d'Inghilterra e i protestanti degli Stati Uniti i primi a proclamarlo protettore degli innamorati e dove la ricorrenza del 14 febbraio, ufficializzata nel secolo scorso, è particolarmente sentita.

 

Villa Valmarana ai Nani Villa Valmarana ai nani - la storia di Lajana
Qui vigilano, impietriti dal dolore, i nani che la leggenda vuole custodi di una fanciulla anch'essa deforme. La scelta dei nani fu un pietoso espediente per darle a credere di essere bella in una bella corte ma invano. Un giorno, affacciata al balcone vide passare uno splendido cavaliere e ne rimase colpita. Immediatamente però si rese conto della deformità e disperata, si tolse la vita. I suoi fidi servitori, dal dolore per la scomparsa della fanciulla, si pietrificarono ed oggi ricevono i visitatori dall'alto delle mura di Villa Valmarana.
Proseguendo verso la Rotonda si raggiunge la Valletta del Silenzio tanto cara al Fogazzaro e ancora oggi meta di passeggiate al chiaro di luna, mentre salendo verso il Santuario di Monte Berico si seguono le morbide ondulazioni dei Colli Berici dove salgono, oggi magari com moderne automobili, gli innamorati alla ricerca di silenzio e solitudine.

 

Castelli di Giulietta e Romeo I Castelli di Giulietta e Romeo
Non è la Verona di Shakespeare, ma il borgo di Montecchio e la penna di Luigi da Porto, che fu antesignano nel raccontare una vicenda che chissà mai dove si svolse, se mai si svolse. Ma i due manieri che si guardano dalla cima di colli opposti ci invitano a credere che l'ispirazione per la novella dei giovani sfortunati amanti sia nata proprio qui e che un altro monumento vicentino Villa da Porto di Montorso, proprietà di famiglia dello scrittore, abbia battezzato l'opera.
La voce popolare vuole, infatti, che il Da Porto solesse rifugiarsi presso la casa del fattore Borin dove in un vano d'angolo del primo piano in una mattonella stava scritto "in questa camera Luigi da Porto ha scritto la novella di Giulietta e Romeo.

 

Orgiano Orgiano e la vera storia de I Promessi Sposi
è questo luogo, situato nel basso vicentino, che fa da sfondo al processo ad un nobilotto di provincia, tracotante e violento, spalleggiato da uomini di masnada, che assieme al cugino insidia le giovani del luogo, tormentandole fino a violentarle.
L'incartamento del processo a questo tale Paolo Orgiano propone delle sorprendenti analogie con la storia del Manzoni al punto che l'incartamento potrebbe essere considerato come quel "manoscritto dilavato" che Manzoni stesso indicava come propria fonte.
Il romanziere nutriva, infatti, un vasto interesse per gli atti processuali a cui fa riferimento spesso, e non solo nei Promessi Sposi.

 

Marostica La contesa per la bella Lionora di Marostica
Il nostro itinerario romantico si sposta ora verso il nord e giunge a Marostica nota nel mondo per la famosa Partita a scacchi con la quale due giovani, Vieri di Vallonara e Rinaldo di Angarano, si sfidarono per l'amore e la mano della bella Lionora, figlia del veneto Podestà dell'epoca Taddeo Parisio (1454).
Dal 1954, cinquecento anni dopo la prima sfida, questa partita a scacchi viventi viene riproposta ogni due anni e coinvolge 400 figuranti circa: praticamente l'intera popolazione di Marostica.

 

Ponte degli Alpini - Bassano del Grappa ...e infine....Sul Ponte di Bassano, là ci darem la mano ed un bacin d'amore
Concludiamo l'itinerario sul celebre ponte ligneo del Palladio e degli alpini che, da quasi 500 anni, raccoglie le confidenze degli innamorati che come vuole la celebre canzone, qui si scambiano un bacino ed un fazzoletto come pegno d'amore.

 

ITINERARI FRA LUOGHI, CHIESE E FESTE DEDICATI A S. VALENTINO

VICENZA CITTA’

BASILICA DEI SS. FELICE E FORTUNATO
Reliquia di San Valentino conservata nella chiesa ed esposta al bacio dei fedeli durante la celebrazione della messa ogni anno il 14 febbraio. Dal 1922, cioè da quando sono state qui portate le reliquie del Santo e il dipinto del Maganza che lo raffigura, vi si tiene la tradizionale festa di S. Valentino.
La chiesetta di san Valentino risalente al XVI secolo dov’erano accolte inizialmente le reliquie venne sconsacrata nel 1922; si può ancora apprezzarne la facciata al civico 54 di Corso San Felice (oggi Lanaro Arredamenti).

CHIESA DI SANTA MARIA IN ARACELI
Nell’altare laterale di destra, eretto nel 1732, sono custodite le reliquie dei SS. Vito e Lucia (a sinistra) il capo di S. Valentino Martire (al centro) e altri Santi (a destra).

Ecco una breve storia della reliquia del capo di S. Valentino, comprovata da documenti autentici: torniamo al tempo in cui la chiesa d'Araceli era parte del convento delle monache Clarisse. In questo convento fu ospite per qualche tempo Lucrezia Barberini, nipote del Pontefice Urbano VIII, che era stata destinata in moglie al Duca Francesco di Modena. Essa aveva una zia Clarice Vaina Rasponi, nobile fiorentina, che aveva avuto in dono alcune Reliquie di Santi Martiri, fra le quali il Capo di S. Valentino, dall'illustrissimo Anania Marcello Vescovo di Sutri, allora Vicereggente del Cardinale Ginetti Vicario del Pontefice Innocenzo X. Monsignor Anania Marcello le aveva a sua volta avute dal Vescovo Verulano suo predecessore, che le aveva estratte dal cimitero Ciriaco nel campo Verano con mandato del Papa. Ora, avendo la Rasponi contratta relazione col monastero d'Araceli a cagione della sua nipote Lucrezia Barberini, nel 1656 mandò in dono a queste Monache varie Reliquie fra le quali, il Capo di S.Valentino conservato in una teca d'ebano; venne poi posto in una teca d'argento nel 1690. (da www.vicenzanews.it)

VILLA VALMARANA AI NANI
La leggenda di Lajana, sfortunata fanciulla innamoratasi perdutamente di un principe che non avrebbe mai potuto ricambiare il suo amore e perciò morta suicida, vegliata per l’eternità da una corte di nani trasformatisi in pietra dal dispiacere di averla perduta.

 

DA MONTECCHIO MAGGIORE ALLA VALLE DELL’AGNO E DEL CHIAMPO

MONTECCHIO MAGGIORE
Nei pressi del centro del paese si trova una chiesetta dedicata a S. Valentino di proprietà del Comune. Qui la venerazione del Santo è molto sentita Infatti, oltre alla messa per gli innamorati e al bacio della reliquia di san Valentino presso l’omonima chiesetta, saranno presenti le giostre per i bambini e la pesca di beneficenza.

A Montecchio si trovano anche i castelli di Giulietta e Romeo, dai quali Luigi da Porto trasse ispirazione per una novella, a sua volta divenuta la base per la stesura della tragedia per antonomasia, ad opera di William Shakespeare.

CASTELGOMBERTO
Esiste una chiesetta dedicata a S. Valentino che è di proprietà del Comune, ben tenuta e recentemente restaurata dai volontari della locale Associazione degli alpini.
Il giorno di S. Valentino viene normalmente aperta per la celebrazione di una S. Messa. Si potrebbe ipotizzare che abbia un’origine di chiesa esaugurale longobarda, ma è un’ipotesi non dimostrata. E’ menzionata per la prima volta in una investitura vescovile del 1288, quando recava solo il titolo di S. Giorgio. Più volte rimaneggiata, vide un radicale restauro nel 1739, e nell’occasione assunse anche il titolo di S. Valentino, invocato per la guarigione delle febbri. Fu ridotta alle forme attuali a metà del secolo scorso e per molto tempo fu custodita da un laico che dimorava presso la chiesa stessa. Nei primi anni di questo secolo la chiesa e lo spazio antistante svolsero funzioni di “lazzaretto” per gli ammalati di febbre spagnola: si conserva ancora, a lato dell’edificio sacro, un’autoclave per la sterilizzazione degli indumenti (da www.comune.castelgomberto.vi.it)

NOGAROLE
Esiste una pala dedicata a S. Valentino nella Chiesa dei SS Simone e Giuda, che risale al 1400 circa e raffigura una madre che porge al Santo la figlia epilettica.

CRESPADORO
In frazone Marana, contrada dei Cortesani, c'è un Oratorio risalente al 1776 dedicato al Santo, ben restaurato e ricco di affreschi, dove si trova una statua di S. Valentino. Il giorno 14 febbraio viene tradizionalmente organizzata una sagra e celebrata una S. Messa.

VALLI DEL PASUBIO
Presso il quartiere Savena, nella piccola Chiesa di S. Carlo (20 posti) che viene aperta solo il 14 febbraio, occasione in cui viene anche celebrata una S. Messa.

 

DAL BASSANESE ALL’ALTOPIANO DI ASIAGO E DEI SETTE COMUNI

BREGANZE
In località Mirabella c'è una chiesetta dedicata al santo dove generalmente viene celebrata una S. Messa il giorno 14 febbraio. Esiste un Comitato festeggiamenti che da diversi anni organizza tre giorni di spettacoli.

POZZOLEONE
S. Valentino è il patrono di Pozzoleone. Le origini della tradizionale fiera agricola, la tradizione vuole che siano da ricercare nella devozione a S. Valentino, al quale è dedicata la bella chiesetta immersa nel verde dei campi, diventata il simbolo della Fiera. E’ la prima rassegna fieristica dell'anno ed esercita sempre un grosso richiamo su coltivatori, commercianti e semplici visitatori. Nel 1956 l'Amministrazione Comunale decise di trasferire la Fiera lungo le strade di Pozzoleone abbandonando così gli originari campi attorno alla chiesa di S. Valentino. (da www.pozzoleone.org/fiera)

ROMANO D'EZZELINO
Il comune organizza regolarmente per la domenica più vicina al 14 febbraio la Passeggiata campestre di S. Valentino fra i colli e le valli ezzeliniane di 7 o 9 km per apprezzare il paesaggio e i siti storici ezzeliniani.

ASIAGO
In quel di Godeluna, suggestiva contrada, nei pressi di Stoner c’è una chiesetta eretta nel 1902 dedicata a S. Valentino. La chiesa è intitolata ad un santo che pare non fosse molto venerato nell’Altopiano. Sembra sia stato “importato” a Godeluna a causa dei pastori che, per tradizione, il 14 febbraio si incontravano a Padova per partecipare ad una solenne funzione religiosa nella basilica di Sant’Antonio, santo che trovava molti devoti. Ultimata la funzione, seguivano incontri conviviali nel corso dei quali venivano conclusi affari e nascevano fidanzamenti, motivo per cui la chiesetta è stata dedicata al Santo degli innamorati (da www.asiago7comuni.biz)

 

IL BASSO VICENTINO

BRENDOLA
C'è un Capitello dedicato a S. Valentino situato nell'omonima Via e Contrada. Il giorno 14 dal 1629 si festeggia il patrono degli innamorati: vengono normalmente organizzati tre giorni di spettacoli e viene celebrata una S. Messa.

ALONTE
In località Corlanzone si festeggia S. Valentino con una sagra di tre gioni, attorno al 14 febbraio.

CAMPIGLIA
Nell'antica chiesetta parrocchiale di S. Pietro (XIII sec.), vicino a Villa Bressan, c'è una cappella dedicata al Santo.

PONTE DI BARBARANO
In via Crispi, vicino a Villa Rigon, c'è una chiesetta intitolata al Santo dove sono conservate sue reliquie.

 

LUNGO LA VAL LEOGRA

COSTABISSARA
C'è una chiesetta dedicata a S. Valentino nella quale viene celebrata di solito una S. Messa con la benezione del pane, poi distribuito ai bambini presenti.

GAMBUGLIANO
Il giorno di S. Valentino viene di solito organizzata in Parrocchia una cena per le coppie anche di fuori paese.

MALO
La chiesa di San Valentino è del 1800 ed è stata ristrutturata dagli Alpini di Malo negli anni '80. Era una cappella di proprietà della facoltosa Fam. Meneghello di Malo. La Parrocchia di Priabona celebra la S. Messa ogni anno il 14 febbraio alle ore 10 e alle ore 15.
E’ ormai alla trentesima edizione la Marcia di San Valentino, organizzata dagli Amici Podisti Malo nella domenica più prossima a San Valentino. I 6-12-20 km conducono fra i boschi e le contrade della zona con meravigliosi panorami di Malo e della pianura circostante.

SAN VITO DI LEGUZZANO
La Chiesa S. Valentino di Leguzzano venne edificata nel secondo cinquecento e ultimata nel 1574. E’ degno di nota, ed è forse la migliore opera di scultura popolare della zona, il lapideo altare maggiore realizzato nel 1579 da Bartolomeo Mercante “lapicida” del luogo.

 

DA THIENE A TONEZZA

THIENE
In Via S. Gaetano esiste una piccola chiesa nobiliare. E' sempre aperta e visitabile. All'interno c'è un altare dedicato a S. Valentino soldato e martire.

SARCEDO
Nel piccolo parco di Villa Suman-Berti esiste un pregevole vecchio faggio rosso sulla cui corteccia, in passato, numerose giovani coppie hanno eternato il proprio amore

PIOVENE
La chiesetta dedicata al Santo Protettore degli innamorati attualmente è di proprietà privata. Un tempo in tale luogo veniva celebrata la Santa Messa ogni anno il 14 Febbraio.

CALVENE
In località Prà del Giglio c'è una piccola chiesetta intitolata al Santo

LAGHI
La chiesetta di San Valentino in Contrà Ossati (Altopiano di Cavallara) è una piccola Chiesa dedicata al Santo Protettore degli innamorati dove, ogni anno il 14 Febbraio, si celebra una Santa Messa nel pomeriggio seguita da un piccolo buffet.

TONEZZA
Il Sentiero Fogazzaziano è un sentiero che segue le tappe principali descritte dal Poeta vicentino Antonio Fogazzaro nel sesto capitolo del libro “Piccolo Mondo Moderno” dedicato a “Vena di Fonte Alta” (ossia Tonezza del Cimone). Tale percorso vede il culmine della passione tra i due personaggi principali: Piero Maironi e Jeanne Dessalle. Infatti, dopo varie vicissitudini, i due personaggi trovano, in questi luoghi, la forza di esternare finalmente il loro amore.

Dante Alighieri: dall'Arno al Bacchiglione e fino al Colle d' Ezzelino

Tracce del territorio vicentino nei versi e nella vita  di Dante Alighieri

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VICENZA ed il fiume BACCHIGLIONE

L' Enciclopedia Dantesca spiega come "non ci siano nell'opera del poeta o in testimonianze esterne elementi tali da far fondatamente ipotizzare una sua conoscenza diretta della città".

Siamo a conoscenza che il figlio di Dante, Pietro, fu giudice a Vicenza tra il 1343 e il 44,  con il ruolo di vicario del podestà bolognese Bernardo di Canaccio Scannabecchi.

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Ma si parla mai di Vicenza nei versi della Divina Commedia?

Sì  - ma indirettamente- nel Canto XV dell'Inferno.

109.Priscian se va con quella turba  grama,
e Francesco d’Accorso anche; e vedervi,
s’avessi avuto di tal tigna brama, 

colui potei che dal servo de’ servi
fu trasmutato d’Arno in Bacchiglione,
114.dove lasciò li mal protesi nervi.

Come era uso fare Dante cita il fiume per riferimento alla città e così come l' Arno sta ad indicare Firenze, il Bacchiglione indica Vicenza. Ed è qui che venne inviato dal Papa un vescovo di Firenze colpevole di disdicevole condotta.

Proprio da qui inoltre pare sia nato l'espressione " Saltar d'Arno in Bacchiglione« il Poeta, come credono molti, seguitando la voce, che allora volgarmente in questo fatto si sparse, o pur come i Poeti fanno, pigliando per le città i fiumi, disse, d'Arno in Bacchillone; donde anche pensano sia uscito il tritissimo proverbio, che vive ancora; ma messo oggi in uso capopiedi, saltar di Bacchillone in Arno, di chi esce ne'suoi ragionamenti del primo e principal proposito: forse non si vedendo altra cagione, donde e' possa avere avuto l'origine, più che per propria ragione, o simiglianza, o conseguenza, che vi si scorga. » Il Monosini attesta pure de' tempi suoi che il proverbio correa a rovescio "

Si narra inoltre del " vezzo del Mozzi d'uscire in motti ed inezie anche di mezzo a un serio discorso e ne narra ridicolaggini. (..) Ma al vescovo udremo apposto assai peggio. "

Alcuni storici " supporrebbero invece che lo stesso Andrea desiderasse il suo trasferimento, non piacendogli l'esser vescovo a Firenze (..). Comunque sia, l’Alighieri in que' versi accenna certo da parte sua un trasferimento tutt'altro che volontario; ma per volere del papa e come castigo. Non apparisce del resto il Mozzi nel ritratto del nostro duomo.

C'è anzi chi vuole che l' Alighieri accennasse a tale sconcezze, ovvero che semplicemente indicasse che vescovo a Vicenza lasciasse le ossa, tirasse le cuoia, morisse. Certo è che le frasi asciutte e recise dell'Alighieri accennano per sè e pel luogo ad ignominia. Noi  fosse il fratel suo, il quale, se vivo lo volle lontano da Firenze, morto sel volle a Firenze, ove è sepelito appunto nella chiesa di sua famiglia.“

 Da: Vicenza e Dante, 1865.

 

Ed ancora dei fiumi Dante scrive:

Come tal volta stanno a riva i burchi
che in parte sono in acqua e parte in terra
 

citando così i burci, le tradizionali barche fluviali. Ed è presso l'antica Piazza dell'Isola ( Piazza Matteotti), verso l' odierno " Quartiere della Barche", laddove Bacchiglione e Retrone lambiscono il centro storico che sorgeva l'antico porto,  punto cruciale per il commercio di merci con Venezia.

Poco distante in città troviamo oggi la "Contrada dei Burci" e numerose sono le testimonianze della della fraglia dei Burci, la confraternita dei “padroni di barca”, la cui matricola è conservata nella biblioteca Bertoliana. Fonte

Ed ancora nel Paradiso, canto  IX:

ma tosto fia che Padova al palude
47.cangerà l’acqua che Vincenza bagna,
per essere al dover le genti crude;

Vincentini e Padovani si contesero le acque del Bacchiglione che subì per questo varie deviazioni. 

I vv. 46-48 alludono sicuramente alla sconfitta subìta dai Guelfi di Padova  ad opera dei Ghibellini di Vicenza, aiutati da Cangrande Della Scala: essi cambieranno l'acqua del Bacchiglione arrossandola col proprio sangue (altri interpretano il passo come allusione al fatto che i Vicentini deviarono le acque del fiume come azione di guerra contro i Padovani). Fonte

Gli studiosi, tra i quali Fedele Lampertico, ritengono che la sanguinosa battaglia avvenne nelle zona di Longare, seppur la data certa della battaglia cui si fa riferimento è dibattuta. Fonte

..paludoso dovea essere certo il terreno presso Longare e all'ingiù: e lo storico Ferreto chiarissimamente lo dice, e rammenta che quello fu luogo ove assai sangue fraterno fu sparso. Quì, così egli, quì spesso infuriaron le guerre tra i Vicentini e i Padovani, come udimmo dai nostri maggiori; nè senza strage e senza gran danno degli uni e degli altri quì si dovette venire alle armi. (..)

All’ Alighieri premeva indicare prima di tutto tra le calamità del paese nostro ( Vicenza, ndr) le guerre fraterne tra Padova e Vicenza. Quindi premeva indicare il momento delle vittorie de' Ghibellini sui Guelfi. A tal uopo prescelse di designare un luogo presso i confini; ordinario teatro di combattimenti, punto precipuo di discordia tra le due città.

Da: Vicenza e Dante, 1865.

 


Presso il Museo Civico di Palazzo Chiericati in città è conservato il dipinto "Dante in esilio" di Domenico Peterlin (Bagnolo, Vicenza, 1822 - Vicenza 1897). dante.civici

"Giunto in Museo grazie alla donazione di alcuni cittadini nel 1865 in occasione delle celebrazioni per i 600 anni dalla nascita di Dante Alighieri, il dipinto sembra essere la seconda versione di un'opera molto simile conservata a Firenze in Palazzo Pitti entrato nelle collezioni fiorentine tra il 1860 e il 1865. 
L'opera mostra un Dante meditabondo, sdraiato, appoggiato di spalle a un declivio erboso, i lidi ravennati sullo sfondo, il capo chino sul libro chiuso nella mano sinistra. Nel Dante di Peterlin si respira quest'atmosfera carica di significati simbolici: il poeta esiliato, lo sguardo quasi corrucciato e perso nel vuoto, la consapevolezza dell'impossibilità del ritorno alla sua terra natia danno alla composizione una nota malinconica e patetica."

Fonte: Musei Civici di Vicenza

Altre curiosità vicentine legate al mondo dantesco le troviamo in città, nelle chiese di San Lorenzo e Sant'Agostino. 

Come scrive il Barbieri nell'abbazia di Sant' Agostino  "sulla parete della navata (..) nella piccola figura inginocchiata entro due riquadri superiori la leggenda scorgerebbe l'immagine di Dante, l'illustre ospite degli Scaligeri."

Nella chiesa di San Lorenzo invece, tra le quattro arche che inserite nella facciata la terza, datata 1311,  appartiene "al fiorentino Lapo degli Uberti, parente del Farinata degli Uberti ricordato da Dante, fuggito dalla Firenze guelfa perchè ghibellino e morto nel 1311 ( nel suo stemma sta la mezz' aquila imperiale)" . *
De’ fuorusciti fiorentini pur ebbero asilo a Vicenza; peccato che di questi possiam solo raccogliere gli illustri nomi dalle povere pietre sepolcrali. In una delle arche addossate ora alla facciata del nostro S. Lorenzo, sta scritto.**
 
Fonti: *Ritratto di una città F.Barbieri.

          **Vicenza e Dante, 1865. 


In una pubblicazione del 1865, Vicenza e Dante, realizzata dalla'Accademia Olimpica scopriamo come Gian Giorgio Trissino, fosse un grande estimatore del Sommo Poeta: 

" quanto conto tenesse il Vicentino ( il Trssino, ndr)  le opere di Dante. Primo a scoprire e a pupblicare il Trattato della Volgare Eloquenza ( nel 1525 ndr) ; (..) cultore appassionato della Divina Commedia, e difensore della gloria e del nome dell'altissimo poeta unico a’suoi tempi, meglio che raro; ecco un merito in passato, a mio giudizio, non abbastanza avvertito e pur singolare e tutto proprio del Trissino.

È per questo, che a celebrare in qualche modo il sesto centennario dal nascimento di Dante, mi parve cosa non indegna, che la mia Vicenza nel cittadino, onde risulta la sua più splendida gloria letteraria, potesse additare agli Italiani uno de' più caldi estimatori di quel divino intelletto, che meglio di ogni altro onora l'umanità, il mondo e l'Italia; desideroso soltanto, che il lodevole esempio valga una gara e uno stimolo efficace alla gioventù Vicentina, e nel futuro centennario nuovi ammiratori di Dante possa mostrare all'Italia la patria del Trissino."

Il Conte Trissino, grande studioso dell'Alighieri  in seguito pubblicò anche, nel 1837, le Similitudini tratte dalle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri e nel 1843 dava maņo ad un'altra publicazione anch'essa di non lieve utilità che domandava: Esposizione generale per indice alfabetico di tutti i luoghi, persone e cose menzionate nella Divina Commedia di Dante Alighieri, non omesse tutte le sentenze, apostrofi, similitudini ed altre figure e modi distinti di elocuzione  che si riscontrano in essa.Uscito il primo fascicolo  però che comprendeva le lettere A, B e parte della C "non si andò più innanzi.."

Infine  nel 1860 avea ultimato per darlo alla luce un più grosso e vantaggioso lavoro sul divino poema, cioè La Divina Commedia di Dante Alighieri e i suoi capiversi coordinati per indice universale frasalogico nomenclatore dal Nob. Co. Francesco Trissino di Vicenza ; ma, prevenuto dal Vocabolario Dantesco di L. G. Blanc, dovette dall' impresa cessare.

Fonte: Vicenza e Dante, 1865. 

Approfondimenti disponibili nel testo" Vicenza e Dante, 1865"  dedicati a iIlustratori, traduttori e agli onori resi a Dante dai vicentini  tra cui si cita il monumento mai realizzato che l'architetto vicentino Antonio Caregaro Negrin nel corso dell'800 ideò alla memoria del poeta.
 

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Presso l’archivio storico della Biblioteca Beroliana di Vicenza è conservato un manoscritto della Divina Commedia del 1395. Il manoscritto del 1395 è frutto del lavoro del copista veronese Bivilaqua, che si firma con una lunga e dotta sottoscrizione in versi. Fu restaurato nel 1851 dal marchese Lodovico Gonzati, che intervenne tanto sulla decorazione quanto sulle parti scritte dei fogli iniziali delle tre cantiche. Il restauro è precedente alla donazione: quindi, da Padova, Giuseppe Riva si rivolse al marchese Gonzati per mettere a posto la Commedia che tre anni donò a Vicenza. In quell’occasione furono restaurate anche le miniature delle cantiche: quella dell’inferno fu rifatta completamente, di quella del Purgatorio di originale resta solo l’oro, mentre quella del Paradiso è sostanzialmente intatta. Il nome di Gonzati è ben conosciuto in Bertoliana: fu lui che in seguito effettuò un’importante donazione di volumi e infatti a lui è intestato il fondo più prezioso della biblioteca. Inoltre il manoscritto del 1395 risulta rifilato pesantemente: solo il margine interno risulta intatto. Si pensa che in origine potesse avere dimensioni di 300 x 200 millimetri.

Al manoscritto della Bertoliana sono legate due curiosità. La prima riguarda una lunga annotazione che occupa l’intera pagina che precede l’incipit del Paradiso. Un possessore, rimasto anonimo, nel 1599 (siamo quindi in piena Inquisizione: Giordano Bruno fu bruciato nel febbraio del 1600) scrive che, non sapendo leggere la scrittura del codice e preoccupato di possedere un libro proibito, ha pensato di rivolgersi all’inquisitore. Rassicurato da questi sul contenuto, ne lascia opportuna memoria sulla pergamena.

La seconda curiosità riguarda Giorgio Petrocchi, accademico del Lincei e componente del Comitato diretto dell’Enciclopedia dantesca: curò una fondamentale edizione critica della Divina Commedia, basata sulla tradizione manoscritta anteriore a Boccaccio, che fu pubblicata in quattro volumi tra il 1966 e il 1967. Per condurre a termine il suo lavoro, Petrocchi prese informazioni anche sul manoscritto della Bertoliana: lo testimonia la corrispondenza tra lo stesso Petrocchi e il direttore del tempo, Antonio Dalla Pozza.

Fonte: Biblioteca Bertoliana

 

Due sole edizioni della Divina Commedia vanta la stampa vicentina:

la prima eseguita nel 1613 e colla scritta singolare: La Visione Poema di Dante Alighieri diviso in Inferno, Purgatorio e Paradiso di novo con ogni diligenza ristampato in Vicenza ad istantia di Francesco Leni Libraro in Padova 1613. La Biblioteca ne possede un esemplare bastevolmente conservato. L'edizioncina è in carattere corsivo, senza note, e, secondo il Batines,scorretta. 

La seconda è La Divina Commedia di Dante Alighieri illustrata dal Nob. Conte Francesco Trissino di Vicenza col testo originale a riscontro ad utilità e commodo degli studiosi della sublime poesia. Vicenza, Tipografia Paroni 1857-58, 8. Vol. III.

 

Vicenza e Dante, 1865.  


ROMANO D’EZZELINO e il COLLE DI DANTE
antoniobordin 1955 Copia  ezzelino fotoclub2020 1 web
Foto g.c. Ezzelino FotClub - A.Bordin, G.Trevisan
 
 

Romano d’Ezzelino,paese nel Bassanese, vanta una citazione nel Paradiso della Divina Commedia (c. IX, v. 25), dove Dante Alighieri, guidato da Beatrice, arriva nel cielo di Venere, gli si fa incontro lo spirito luminoso della sorella di Ezzelino III, Cunizza da Romano, che così gli racconta:

In quella parte della terra prava
Italica, che siede intra Rialto
e le fontane di Brenta e di Piava
si leva un Colle e non surge molt’alto
là onde scese già una facella
che fece alla contrada un grande assalto

 

Il Colle è un riferimento al Col Bastia dove oggi è visibile una torre campanaria a base circolare in ricordo dell’antica fortezza dei Da Romano.L’attuale Torre venne eretta nel 1827 progettata da Giovanni Zardo, discendente dei Canova.

Oltre alla Torre Ezzelina, sul Col Bastia sono importanti l’antica chiesetta di Romano e il monumento a Dante Alighieri, ove sono riportate le terzine del Paradiso.

Ma la relazione tra Dante e Romano d’Ezzelino continua nel canto XII dell’ Inferno, precisamente nel 7° cerchio, dove il sommo poeta relega tra i dannati Ezzelino III, detto il Tiranno:

“…E quella fronte c’ha ‘l pel così nero è Azzolino”.

Ezzelino sta immerso in un fiume di sangue bollente ad espiare le proprie colpe per esser stato un violento nei confronti degli altri (anche se poi la storia dimostrerà che il ghibellino Ezzelino era violento né più né meno degli antagonisti guelfi dell’epoca…).

Anche altrove Dante richiama esplicitamente Ezzelino e precisamente all'inizio della parlata di Cunizza (Pd IX 25 ss.), pure figlia di Ezzelino II, la quale si riferisce al fratello servendosi di un'espressione allusiva alla terribile energia che caratterizzò la sua signoria

Fonti: Pro Romano e Enciclopedia Dantesca

 

->La passeggiata consigliata da Magico Veneto con la gallery fotografica del colle di Dante.


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La storia di Ezzelino da Romano nelle illustrazioni di Gabriele Scotolati
 
CURIOSITA’ VICENTINE LEGATE ALLA DIVINA COMMEDIA

E Dante parla in Veneto in un libro dell'800

Un unicum legato al vicentino è certamente un’edizione del 1987:si tratta dell’unico esempio al mondo di traduzione in “lingua minoritaria” dell’intero capolavoro di Dante.  481 pagine a doppia colonna con la “Comedia” dantesca a sinistra e la traduzione in veneziano a destra.

 A meza strada dela vita umana
Me son trovà drento una selva scura
Chè persa mi g'avea la tramontana
 

ecco il testo della Divina Commedia tradotta per intero in dialetto veneziano, cioè in lingua veneta.

La Divina Commedia in dialetto veneziano.jpgUna rarità: non solo perché si tratta di un volume rilegato ed edito nel 1875 perfettamente conservato, non solo perché è saltato fuori dopo che da 40 anni un vicentino ce l'aveva in casa, ma soprattutto perchè - da una prima verifica alla Società Dantesca Italiana con sede a Firenze - è l'unico esempio al mondo di traduzione in dialetto dell'intero capolavoro di Dante.
Questo cimelio custodito ora come una preziosa reliquia, diventa famoso perchè salirà a teatro in una sorta di “co-produzione” berico-veronese: il proprietario del testo è Graziano Rezzadore, che abita ad Orgiano, a portare la storia nel Veronese è la cugina Giovanna, che abita a Soave. Giovanna è il motore per la divulgazione di questo testo il cui Dante si chiamava Giuseppe Cappelli. Il volume risulta edito a Padova.
Graziano Rezzadore, oggi 71enne, quand'era preside della scuola media di Montegalda, ricevette in dono il libro dal segretario della scuola. «Lo aggiunsi ai tanti che possiedo in bibilioteca. Accanto ad una Divina Commedia del 1860» spiega. Rezzadore ne intuì l'interesse ma non pensava si trattasse di un unicum. Il dirigente scolastico, che è stato sindaco di Orgiano negli anni Novanta, e poi s'è dedicato con profitto alla scrittura e alla pittura, parlò un giorno alla cugina Giovanna di questo libro in dialetto che venne esaminato con lei al Circolo di campagna WigWam-Corte Moranda, a Cologna Veneta. Insieme squadernarono “La Divina Commedia di Dante Allighieri” (sì, con due elle), “Tradotta in dialetto veneziano e annotata da Giuseppe Cappelli”. Poi la dicitura “Padova, Dalla tipografia del seminario, 1875”.
Eccolo lì il gioiello: 481 pagine a doppia colonna con la “Comedia” dantesca a sinistra e la traduzione in veneziano a destra. Sotto, una miriade di note che fanno inequivocabilmente capire come lo sconosciuto Cappelli avesse dedicato alla traduzione tutta la sua vita.
Lo scrive, del resto, lui stesso dando anche conto delle ragioni di questa impresa: «La versione della Divina Commedia da me fatta in dialetto veneziano, non già per i dotti, ma per coloro che a tale ordine non appartengono, non esclusi quelli che quantunque di coltura forniti, non vogliono affaticare la mente applicandosi ad uno studio più serio, ha per iscopo di rendere, per quant'è possibile, popolare un'opera astrusa alle volte persino nell'esteriore sua forma, e dai pochi studiosi soltanto compresa, nonché ad agevolarne la intrinseca intelligenza: al quale fine ho corredata la versione stessa di note storiche, sacre, profane e mitologiche e della spiegazione ben anco delle più interessanti allegorie, ed a comodo dei lettori non veneziani, vi agiunsi la dichiarazione nella lingua italiana delle frasi veneziane e dei termini meno comuni».
C'è qualcosa - alcuni numeri indicati sul volume -che fa pensare sia stato parte di una biblioteca.
Ma c'è pure il timbro di un possibile proprietario, “Dr. J.A. Scartazzini, Pfr-Soglio-Kt.Graubunden”, ovvero il dottor Scartazzini che abitò a Soglio, un paese del cantone Grigioni: Graubunden, in val Bregaglia.

Da : Il Giornale di Vicenza


 Assai povero e misero è il mio ufficio di commentare dapprima le tristi guerre fraterne,

e poi la triste accusa d'un Vescovo.

Niuno m’incolpi, che io abbia preso, se non altro, occasione d' aggiungere qualche parola

su quello che dovea render Vicenza cara e memorabile all'Alighieri,

assai più che famosa qual suonerebbe dolorosamente nel suo poema.

( Vicenza e Dante, 1865)

Il Gotico a Vicenza

collage

Il GOTICO a Vicenza conobbe uno sviluppo importantissimo, contrassegnando prima di tutto l'ampliamento della città stessa, con l'aggiunta di mura fortificate all'epoca della dominazione dei Carraresi (1266-1311) e, successivamente, degli Scaligeri (1311-1387) seguiti, a partire dal 1404, dalla Serensissima Repubblica.
Entro quella rinnovata dimensione urbana, sorsero autentici capolavori dell'ediliza gotica, sia edifici civili che religiosi.

 


Nel cuore del centro storico, nell'antica zona del Foro romano e sulle fondamenta del Palazzo comunale, in pieno quattrocento, fu edificato in fogge gotiche il Palazzo della Ragione, su progetto di Domenico da Venezia, riecheggiando il veneziano Palazzo Ducale.

In tempi precedenti, ma sempre riconducibili all'affermazione del Gotico in città, i Frati Domenicani, Francescani ed Eremitani fecero innalzare, sullo scorciodel Duecento, splendide costruzioni: rispettivamente Il Tempio di S. Corona ad est, eccezionale interpretazione del Gotico cistercense; la Chiesa di S.Lorenzo, a nord, armoniosa sintesi di romanico e gotico; la Chiesa di S. Michele; a sud, demolita nel 1812.
Nella valle sotto i Berici, gli Agostiniani nel 1323 eressero la Badia di S. Agostino, con le sovvenzioni degli Scaligeri e di nobili vicentini e veronesi.

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Appena fuori dalle mura sorse il complesso tardo-gotico di Monte Berico (1428-1467), che tutt'ora affianca il celebre Santuario barocco.

All'interno della suddette Chiese troviamo preziose testimonianze di pittura, scultura e oreficeria gotica: in Santa Corona, fondata dal Beato Bartolomeo da Breganze nel 1260, è presente l'Arca di Marco Thiene, con l'affresco di Michelino da Besozzo (operante tra il 1388 e il 1450) con Madonna con il Bambino, Santi e Offerente, il dipinto Madonna delle Stelle, realizzato, nella parte centrale, da Giovanni da Bologna nella seconda metà del trecento; e ancora il famoso reliquirario della Sacra Spina, contesto di pietre preziose che conserva frammenti della Croce e della Corona di Spine, donati da Re di Francia Luigi IX al Beato Bartolomeo da Breganze, Vescovo di Vicenza tra il 1265 e il 1270.  Il prezioso Reliquiario della Sacra Spina è oggi conservato presso il Museo Diocesano.


L'interessante connubio tra pittura e scultura è alla base di altre ideazione gotiche: della Pala in Pietra di Vicenza, di Antonino da Venezia, raffigurante la Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro e Paolo, in S. Lorenzo; dello stesso artista un'altra Pala in pietra dipinta e dorata è custodita nella Cattedrale, grande edificio del XV secolo, ricostruito in seguito ai bombardamenti degli anni 1944-1945.

Un ulteriore opera dello stesso Da Venezia, proveniente dalla Chiesa di S.Pietro, la ritroviamo esposta assieme ad altri esiti del periodo, presso il Museo civico di Palazzo Chiericati. ( link: il Il Trecento e il Quattrocento presso il museo civico).

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Nella Badia di S. Agostino, sono conservati un Polittico di Battista da Vicenza, dalla corsiva narrazione di stampo miniaturistico; un Crocefisso ligneo di Antonino Da Venezia; un prezioso ciclo di affreschi, nel Presbiterio, con Storie della Vergine e degli Evangelisti.

Altra tappa è costituita dalla Chiesa di S.Maria delle Grazie, in cui si può ammirare un interessante Madonna con il Bambino, scultura di anonimo attivo a Venezia negli anni trenta del XV secolo.

La medesima eleganza impronta i numerosi Palazzi gotici, eretti a Vicenza specie durante il XV secolo, a celebrazione del dominio della Serenissima, che portò ad una netta ripresa economica oltre che a fecondi contatti culturali.
Eccezionali cornici in pietra e marmo scolpite e decorate finestre e portali, fanno orgogliosa mostra di raffinati repertori decorativistici.

 

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Risulta agevole per il visitatore intraprendere la visita agli edifici gotici suddividendoli in due distinti itinerari:
- l'uno resta nella zona sulla destra rispetto all'asse viario principale, Corso Andrea Palladio, voltando le spalle a Ponte degli Angeli;
- l'altro sulla sinistra.


Iniziando dalla prima opportunità il percorso potrebbe partire dall'Oratorio dei Boccalotti, in Piazza S. Pietro, proseguendo alla volta di Palazzo Regaù sconfinando in Via XX Settembre. Da lì, dopo una sosta nel Tempio di S. Corona, si procede verso Palazzo Dal Toso Franceschini Da Schio, detto Cà d'Oro, impreziosito dalla splendida ghiera finemente scolpita del portale.
Proseguendo verso Contrà Giacomo Zanella, notiamo la fastosa presenza di Palazzo Sesso Zen e da lì ci dirigiamo in Contrà Porti, dove l'interpretazione del Gotico veneziano raggiunge gli esiti più ragguardevoli nei Palazzi Porto-Bertolini, Porto-Colleoni e Porto-Breganze.
Risalendo Corso Palladio risalterà il prospetto di Palazzo Braschi-Brunello con i medaglioni scolpiti con profili virili, e Palazzo Thiene.
L'itinerario può essere concluso con la visita della Chiesa di S. Lorenzo nell'omonima piazza.

Un secondo percorso potrebbe avere inizio da Piazza dei Signori, con la  Torre Bissara e il Palazzo della Ragione circondato dalle più tarde Logge palladiane.

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Una forte concentrazione di edifici gotici si registra in zona Barche, a partire dall'Ospedale di S. Valentino, tra vicolo Retrone e Contrà delle Barche.
In Contrà Piancoli si distingue Casa Scroffa Polazzo, e poco distante troviamo, vicino al panoramico Ponte S.Michele, Palazzo Garzadori Braga.
Procediamo alla ricerca della leggendaria Casa Pigafetta, nell'omonima via, proseguendo verso Contrà Paolo Lioy, per godere della vista dell'elegante prospetto di Palazzo Garzadori Fattore.
Nella vicina Contrà SS Apostoli notiamo l'interessante facciata di Palazzo Sangiovanni e di Palazzo Squarzi Serini, per concludere la passeggiata con Palazzo Arnaldi Segala in Contrà Pasini.


 

 

 

 

 

In provincia vanno segnalate opere gotiche altrettanto importanti. A BASSANO DEL GRAPPA, presso il Museo Biblioteca Archivio, è conservato un Crocefisso ligneo del Guariento, firmato e databile dopo il 1332; un affresco strappato eseguito da Battista da Vicenza, raffigurante le Nozze mistiche di S. Caterina; dei frammenti di Crocefissione; una preziosa tavola con Madonna con il Bambino, di Michele Giambono.

A BREGANZE presso la Casa Mater Amabilis, appartenuta in origine a Naimerio da Breganze, genero di Ezzelino da Romano III, è custodito un interessante Fregio a motivi vegetali, putti e soggetti zoomorfi, del V-VI decennio del XV secolo.

A NANTO nella Chiesa di S. Maria, un anonimo affrescante di ambito micheliniano, eseguì nel Presbiterio l'affresco con Annuncio ai Pastori e Santo.

THIENE riserva ottime sorprese nella Chiesa di S.Vincenzo, con gli affreschi della Cappella del Presbiterio, commissionata dalla famiglia Thiene, eseguiti da un seguace di Michelino da Besozzo; a Giovanni Badile spettano altre due opere pittoriche con Storia della Vita di S. Vincenzo e Adorazione dei Pastori.

A ZUGLIANO, nella Chiesa di S. Maria, va segnalato l'affresco di inizio secolo XV, con Madonna in Trono con il Bambino e le Sante Chiara e Marta di pittore veneto.

A breve distanza da Zugliano frazione Grumolo di Pedemonte, troviano nella Chiesa di S. Maria Maddalena il prezioso Polittico di S. Biagio, con bella cornice dorata. Nella vicina frazione Centrale, presso la Chiesa di S. Clemente un artista di ambito veneto eseguì un interessante Crocefisso (1442) in legno dipinto a tempera.

Altra tappa va individuata nel panoramico paesello di VELO D'ASTICO, frazione Seghe, dove, nella quattrocentesca Chiesa di S. Giorgio, si può ammirare un elegante Polittico (1408) di Battista da Vicenza, e un ciclo di affreschi (1408-09) di pittore veronese del XV secolo, a decorazione delle lunette e della Volta dlla Cappella di S. Antonio, dei nobili Conti Velo. Le scene riproducono l'episodio agiografico che all'epoca riscosse maggior successo, quello cioè con S.Giorgio che uccide il drago; gli altri episodi sono la Crocefissione; la Natività, la Ressurrezione; Cristo nel Sepolcro e Figure di Evangelista.

Concludiamo dunque il nostro tour sostando ad ARZIGNANO, frazione di Castello, presso la Chiesa di S. Maria ed Elisabetta, per ammirare la Pala scolpita da Nicolò e Antonini da Venezia, con Madonna in Trono con il Bambino (1425), e il celebre Polittico di artista di ambito squarcionesco, suddiviso in 14 scomparti disposti su due registri, con fastosa cornice in legno dorato e dipinto.

Itinerario palladiano

Il depliant "Itinerario nell'armonia immaginata da Palladio nella città di Vicenza", tra palazzi, monumenti, chiese che hanno valso a Vicenza il titolo di "città di Palladio" e l'iscrizione nella Lista Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel 1994.

Sfogliabile a questo link sfoglia oppure disponibile come file pdf da scaricare.
 
Here under you can download the English, German, French and Spanish version of "Palladian routes":

Itinerario nei luoghi di Antonio Fogazzaro

Il Consorzio Vicenza è ha realizzato un depliant che intende accompagnare il visitatore attraverso i luoghi di Fogazzaro, individuando le frasi più significative tratte dai suoi romanzi e legate per l’appunto a quei luoghi.

Il volantino è in distribuzione presso gli uffici turistici, si può sfogliare da questo link sfoglia oppure scaricare come file pdf.

Itinerario nei luoghi di Antonio Fogazzaro

Jacopo dal Ponte - Il Bassano

Jacopo dal Ponte detto il Bassano (Bassano del Grappa 1510 circa -1592) è considerato uno dei protagonisti dell’arte italiana del XVI secolo. La sua formazione si svolse inizialmente presso la bottega del padre, poi a Venezia, da Bonifacio de’ Pitati. Ultimata la preparazione, fece ritorno nella città natale che lasciò solo occasionalmente per spostamenti di lavoro; nonostante abbia lavorato prevalentemente a Bassano, le sue opere si possono ammirare, oggi, in collezioni di numerose città italiane e del mondo fra cui Londra, Edimburgo, Madrid, Budapest,Rhode Island, New York, Vienna. Nel 1546 sposò Elisabetta Merzari dalla quale ebbe otto figli di cui ben quattro, Francesco, Giambattista, Leandro e Girolamo divennero, come il padre, prolifici ed ispirati pittori.

Il nostro itinerario alla scoperta delle più conosciute opere custodite nella provincia di Vicenza, parte doverosamente dal Museo Civico della sua città natale, Bassano del Grappa dove si può ammirare la più grande ed importante raccolta.
L'itinerario è scaricabile come file pdf oppure sfogliabile qui

Jacopo dal Ponte - Il Bassano
Jacopo dal Ponte - Il Bassano

Magic Tour

Il Vicentino è territorio denso di storia, ricco di tesori artistici e architettonici. Ma, accanto alla storia dei manuali e delle cronache, corre quella sotterranea e misteriosa delle leggende, delle streghe, degli orchi e delle fate. Alludiamo all'affascinante tessuto dei "si dice" e dei "si racconta" che ancora oggi continuano ad animare i salotti della "Vicenza bene" o i ritrovi della gente più umile (un'usanza che ricorda gli ormai dimenticati "filò", le riunioni che, una volta, si tenevano di sera nelle stalle). 

I GRAFFITI DELLA VAL D'ASSA - Roana
In una forra molto profonda e accidentata, che parte dalla Piana di Vezzena fino a unirsi alla Valdastico, sia sul fondo della valle che a mezza costa si trovano segni del passaggio di genti primitive che hanno lasciato più di 10.000 incisioni sulla roccia a testimonianza di antiche cerimonie. Si ritiene che la valle suscitasse sulle popolazioni preistoriche un fascino particolare al punto da venerarla come sacra e frequentarla per particolari riti magici e propiziatori.
I graffiti più antichi che risalgono al Neolitico tra il 5000 e il 4000 a.C. (si tratta però di una datazione non definitiva), sono stati arricchiti nel corso dei secoli da segni che seguivano il mutamento dei riti e dei culti religiosi.
Non mancano richiami a probabili miti astrali e cosmologici, e la fantasia dell'osservatore può sbizzarrirsi a piacimento fra segni che "alludono" a macchine ed esseri volanti. C'è infatti chi li considera racconti scritti sulla pietra di invasioni da parte di alieni atterrati sul nostro pianeta a bordo di gigantesche astronavi.
Seguendo altri racconti popolari si può visitare il "Tanzerloch" di Camporovere, una voragine profonda circa 78 metri dove gruppi di streghe ballano e cantano come matte, attirando le belle fanciulle che osano avventurarsi nel bosco di notte. Sempre a Roana si possono visitare la "Loite Kugela", una grotta che, grande come una chiesa, serviva da rifugio all'intero paese, e il Giacominerloch, la voragine dove sparì il boscaiolo Josele innamorato della bella Giacomina, una misteriosa creatura che viveva tra i fiumi e i laghi sotterranei.

 ECOMUSEO DEL GHERTELE - Roana
Incontri con l’archeologia dell’Altopiano di Asiago, con la storia, le tradizioni sono possibili a partire dall’Ecomuseo che funge da catalizzatore per escursioni, proposte di musica e teatro e laboratori per adulti e piccini. Dalla sede, una vecchia stalla, i nostri antenati si fanno inseguire lungo sentieri reali o immaginari. Anche qui non mancano i riferimenti e le occasioni di incontro con folletti, streghe e salbanei: le magiche creature che popolano da sempre i dintorni dei Sette Comuni, intrecciando scherzi, favori e dispetti con la popolazione del luogo. Ancora oggi al contadino distratto capita di ritrovare il proprio cavallo da tiro con la lunga coda intrecciata come una capigliatura da principessa delle fiabe, e questa è solo una fra le tante storie che vi capiterà di sentir raccontare.

L'ALTAR KNOTTO - Rotzo
Ai margini orientali dell'Altopiano di Asiago, nel territorio del Comune di Rotzo, l'ampio tavolato dei Sette Comuni si fa impervio e strapiomba sulla Valdastico. Qui, un enorme masso naturale svetta sul dirupo e pare sospeso nel vuoto: è l'Altar Knotto. Su questo altare pagano, intorno all'anno 1000, i montanari dell'Altopiano veneravano divinità di origine germanica, come Odino, Thor. Attorno all'antica pietra dell'Altar Knotto si offrivano doni e si compivano sacrifici in onore degli spiriti dei boschi, dei monti e delle sorgenti. Il luogo è anche detto "Pria del Diavolo", in quanto tuttora associato a racconti diabolici di forze misteriose e affascinanti.

 LE CAVE DI RUBBIO - Bassano del Grappa, località Rubbio
Le “Cave di Rubbio” si trovano a Rubbio (Vi), frazione di Conco per tre quarti, e di Bassano del Grappa per il restante quarto. Rubbio, posto sul bordo mediorientale dell’Altopiano di Asiago ad una quota di 1057 m. s.l.m. dista 18 Km da Bassano del Grappa e 15 da Asiago.
Il contesto storico-geografico vede le “Cave di Rubbio” situate nel mezzo di due importanti riferimenti quali “I Trinceroni di Monte Campolongo”, itinerario storico di trincee della Grande Guerra, e la via d’ascensione al Monte Caina, sentiero del C.A.I. già importante via di accesso all’Altopiano di Asiago dalla Vallata del Brenta in epoca medioevale. Nella parte subito a nord delle “Cave di Rubbio”, si apre il biotopo della “Vallerana” posto privilegiato per vedere e comprendere alcune delle peculiarità ambientali dell'Altopiano, secondo diversi punti di vista: flora, fauna, idrologia,presenza dell'uomo.
Le "Cave di Rubbio", cave di pietra bianca dell'Altopiano di Asiago abbandonate negli anni '60, sono tornate in vita grazie ad un insolito intervento di recupero.
L'idea del recupero delle “Cave di Rubbio” vienee all'artista bassanese Toni Zarpellon dopo una mostra personale del 1988, allestita nel "Garage di via Chiesa" a Rubbio. Proprio in quell'occasione nacque l'interesse e lo stimolo per l'artista, che in breve diventò una sfida personale con l'ambiente della cava, degradato ed abbandonato dall'uomo.
La sfida fu quella di vedere se da quei massi di pietra grigia poteva, con l'uso del colore,nascere un mondo di immagini antropomorfe e forme che potessero in qualche modo esserecollegate ad un immaginario bestiario. Nell’inverno del 1989 ebbero inizio i lavori di recuperodella prima delle tre cave, la "Cava dipinta".
Vicino alla "Cava Dipinta" si trova la "Cava Abitata" eseguita nel 1991 e così definita perché al suo interno sono stati collocati circa 150 serbatoi di auto di varie forme e dimensioni i quali, grazie a tagli e fenditure ottenuti con scalpelli e sgorbie hanno assunto sembianze umane e animali. La terza ed ultima cava "Laboratorio" è uno spazio aperto all'immaginazione, un luogo di sperimentazione all'interno del quale ogni intervento è lasciato alla libera interpretazione dei visitatori.
Informazioni e foto delle Cave di Rubbio oltre ad un archivio delle attività svolte, possono essere consultati sul sito internet: www.cavedirubbio.com 
 

IL VILLAGGIO DEGLI GNOMI - Asiago
C’è chi giura che gli gnomi, scesi dal Nord, abbiano trovato nei boschi millenari popolati di silenzio e di animali ad Asiago il luogo ideale per una dimora stabile. C’ è anche chi giura di essere in contatto con questo mondo parallelo e racconta di incontri e di amicizie con le creature fatate. Certo è che i bambini soprattutto, ma anche molti adulti rimangono affascinati dall’idea di rintracciare segni e tracce del "Piccolo popolo". Ed è in questo spirito che nel parco dell’hotel da Barba, in un ambiente incontaminato, tra fiori alpini, animali selvatici e antiche gallerie si è pensato di inserire le strutture di un villaggio di gnomi che aiuti la fantasia a diventare realtà. La passeggiata si snoda tra fitti boschi d'abete e verdi pascoli, a ogni curva una sorpresa, a volte naturale, a volte giocosa: una piccola cascata, un laghetto, un ponte, le casette tra gli alberi, fino a poter vivere quello che finora solo sui libri e con l’aiuto dell’immaginazione si poteva vedere. Si tratta di un’esperienza unica per chi ha bambini, ma veramente piacevole anche per chi vuole rilassarsi passeggiando tra bellezze naturali e invenzioni fantasiose. Li vedo quasi tutte le sere – racconta ai più piccoli la guida del parco - appena usciti dalle tane sono piccoli, 25 centimetri circa, cappuccio compreso: poi crescono come una persona. Sono buoni, simpatici e fanno qualche scherzoî, e poi via per un giro di giostra senza auto nè rumori.

PARCO DEL SOJO - Lusiana
Collocato nel Comune di Lusiana, nel margine meridionale dell’Altopiano è stato progettato dall’architetto Diego Morlin, nella frazione di Covolo. Un paesino incastrato sulla sommità dei colli e circondato di natura selvaggia e incontaminata. Scopo principale della realizzazione del parco è la salvaguardia dell’ambiente naturale, ma in un’ottica di arricchimento del paesaggio e di opportunità per artisti e visitatori. Il Sojo è uno sperone di roccia che nei secoli ha visto intrecciarsi le pagine di storia locale con i misteri e le creature fantastiche. Si dice che qui si radunassero le streghe ma anche gli uomini, affacendate le prime, terrorizzati e in cerca di rifugio i secondi. I percorsi di visita alle opere si snodano in mezzo ai prati, e nel folto di boschi di carpini, roverelle e cornioli. Ma se le sculture sono l’interpretazione moderna di un ambiente che bastava solo valorizzare per toglierlo dall’oblio, non mancano nemmeno gli agganci con la tradizione fantastica. Le grotte dei salbanei, le pozze d’acqua dove sono in agguato le anguane e le piante secolari accompagnano la visita sbucando improvvise da ogni curva. Anche a queste creature si ispirano gli artisti, molte delle opere sono interpretazioni del mondo misterioso del "piccolo popolo".

LA MONTAGNA SPACCATA - Località Spaccata
E’ una conformazione rocciosa strettamente collegata alle vicine Piccole Dolomiti. Essa risale al Triassico superiore, duecento milioni di anni fa, quando le terre della conca di Recoaro erano sommerse dalle acque della Tetide, un mare caldo e limpido. La profonda fenditura che la divide in due Ë stata scavata nella roccia dal torrente Torrazzo. L’arsenico e il ferro contenuti nella roccia hanno contribuito alla formazione di alcune delle acque minerali per cui Recoaro Terme è tanto nota nel mondo.
Questo è il luogo del Vicentino più legato alle misteriose creature femminili e acquatiche, chiamate anguane. E’ più facile imbattersi in questi esseri se nelle vicinanze c’è l’acqua e se è notte; è allora che le anguane escono con le loro ceste di vimini per lavare i panni, ma attenzione, queste donne sono mutevoli e pericolose. Potrebbero apparirvi con i lunghi capelli ondeggianti e in forme affascinanti e poi trascinarvi nel fondo di qualche “busa” o pozza, e tenervi prigionieri per sempre. Altre volte, invece, le anguane sono orribili megere che abitano le cavità della terra. Si racconta che la più famosa di tutte, Etele figlia di Uttele, vivesse proprio qui, nella montagna spaccata: prima come fedele sposa di Giordano, poi trasformata in spirito della montagna, delle acque torrentizie e del vento. Storicamente la montagna spaccata è stato luogo amato dalla regina Margherita di Savoia che pi˘ di una volta vi si recò in visita, dopo che la strada d’accesso fu teatro dell’incontro con il principe ereditario Vittorio Emanuele - testimoni ventidue alpinisti della sezione di Vicenza - il 17 agosto 1879. Abitare in questi luoghi significa assumerne il carattere: agli inizi del ‘900, l’antico gestore della locanda Luigi Pellichero, barba e capelli lunghi, “ruspio” e scontroso, metteva soggezione a grandi e piccini e fu soprannominato il Mago della Spaccata

IL FANTASMA DI LUIGI DA PORTO - Montorso
La famosa novella di Giulietta e Romeo, che tanto colpì Shakespeare da ispirargli una delle sue migliori tragedie, è stata scritta da Luigi Da Porto nella quiete della sua dimora di campagna a Montorso.
Della casa padronale, nel centro del paese, abitata dallo scrittore ai primi del '500 non rimane in realtà quasi nulla: un antico porticato e un torrione. Al posto di quella dimora è sorta la bella villa palladiana "Da Porto Barbaran", opera del francese Cherrette, costruita a partire dal 1662. La storia narra che Da Porto si ritirò nella sua Montorso dopo che una ferita di guerra lo ebbe sfigurato e reso molto cagionevole di salute. Quello che di questa tormentata e melanconica figura possiamo ritrovare venendo qui a Montorso è il colle chiamato la Fratta. Allontanandosi dalla magione si gira a sinistra per imboccare via Villa; qui si trova la casa dei fattori dove Da Porto amava soggiornare e dove, secondo gli abitanti del paese ancora si aggira il suo inquieto fantasma (la leggenda ha acquisito notorietà internazionale dopo un documentario realizzato da una tv giapponese sul fantasma di Da Porto, evocato nel teleschermo da una medium!). Alla fine di questa strada sulla sinistra, inizia la salita al colle su cui Luigi era solito sostare e rimirare i due castelli di Montecchio Maggiore che oggi sono intitolati a Giulietta e Romeo.

L'EREMO DI SAN CASSIANO - Lumignano
La località Lumignano è famosa per i piselli, per la frequentata palestra di roccia e ancor di più per le sue grotte. Quella che attrae in particolar modo gli studiosi e i visitatori è la spelonca di San Cassiano. Risalendo il monte alle spalle del paese su un ampio terrazzo a strapiombo, sorge l'eremo millenario dove la tradizione vuole che San Teobaldo e San Cassiano si siano ritirati in preghiera e meditazione. E, sempre qui, si danno tuttora convegno speleologi e appassionati di folklore per ammirare le meraviglie geologiche e per raccontarsi storie su quelle fantastiche creature che da sempre "abitano", nell'immaginario popolare, le grotte e le caverne del vicentino. Tra le leggende che si tramandano oralmente, appassionante è la vicenda di Adelaide regina d'Italia (personaggio storico, realmente vissuto nel X sec.), cui è dedicato il "Covolo della Regina", presso l'eremo. Sfuggita alla prigione impostale da Berengario dopo l'assassinio di Lotario suo sposo, Adelaide si rifugiò per qualche tempo tra queste grotte, prima di porsi definitivamente in salvo nella città di Este. La regina, riconoscente a questi luoghi, inviò, per tutta la vita, doni, frutta secca e libri "santi" ai penitenti che qui si ritiravano a pregare.

I VERI PROMESSI SPOSI - Orgiano
Vissero a Orgiano. Così ci dimostra la ricostruzione del processo che nel 1607 condusse alla condanna al carcere a vita di un certo Paolo Orgiano. Sepolto per oltre due secoli in un polveroso archivio veneziano, nel 1819 questo documento sarebbe finito fra le mani di Alessandro Manzoni, a coronamento di "segreti rapporti" intercorsi con tale Agostino Carlo Rubbi, funzionario dell'Impero Austriaco molto pratico di segreti giudiziari.
Si apprende dagli atti di questo processo che alla fine del XVI, in questo borgo vicentino si distingueva per sopprusi ed efferatezze ai danni dei contadini il famigerato Paolo Orgiano (don Rodrigo). Scopo prediletto delle scorribande che compiva alla guida dei suoi feroci "bravi" era il "ratto" di giovani donne.
Altri personaggi che Manzoni pare aver tratto di peso dal processo sono: Renzo e Lucia (i contadini Vincenzo e Fiore), fra' Cristoforo (fra' Ludovico Oddi) e il conte zio. Quest'ultimo, che nella realtà storica si chiamava Settimio Fracanzan, abitava fra colonne e scalinate di villa Fracanzan-Piovene, un bellissimo esempio di architettura veneta, pur nella sua originale mistura di ordini diversi riassunti nella facciata meridionale. La magione fu costruita nei primi del '700 e si erge appena fuori del centro di Orgiano.

I COVOLI E I VENTIDOTTI - Costozza
Tutta la zona rocciosa compresa tra il comune di Longare e le frazioni di Lumignano e Costozza è disseminata da un tipo particolare di grotta: il "covolo". Si tratta di vere e proprie stanze scavate nella roccia con l'imboccatura generalmente stretta, a mo' di porta, e adibite a riparo degli abitanti della valle in determinati periodi storici quasi sempre in occasione di guerre o incursioni nemiche. Molte di queste cavità sono da sempre "abitate" da arcane presenze che possono essere pericolose per i visitatori solitari che, secondo la leggenda, di notte correrebbero il rischio di incontrare e disturbare le streghe vagabonde e danzanti per boschi e sentieri. Qui ha trovato la strada per l'inferno anche il diavolo Purafiaba protagonista di una simpatica novella del vicentino Giovanni Da Schio. E vi è anche il covolo detto del Prussiano, abitato da un misantropo individuo di origine belga, additato come spauracchio per i bambini capricciosi.
Per chi ama abbandonarsi all'immaginazione è possibile farsi incantare da ruderi, paesaggi silvani e grotte, immaginandoli come abitazioni delle strie (streghe), malefiche creature che portano disgrazie contro cui neanche il parroco e l'acqua benedetta possono nulla. Nei covoli, negli anfratti e nelle forre di gran parte del vicentino "impazzano" le anguane, giovani donne graziose e crudeli che vivono nelle acque e sono affini alle ondine della mitologia germanica. Esse attraggono irresistibilmente gli ingenui viandanti offrendosi di accompagnarli per poi trascinarli in eterno nel loro regno infernale. Ma nei tempi andati capitava anche di essere aiutati dalle fate che a volte regalavano alle giovani, in procinto di sposarsi, delle magiche matesse di lana. Le fate si vedono di notte, intente a stendere i panni su funi lunghissime, tirate addiritura da una rupe all'altra. Nella frazione di Costozza si segnala l’esistenza della strada sotterranea chiamata “dei ventidotti” che, sfruttando lo stato della pressione atmosferica, convogliano l'aria sempre ad una temperatura costante oscillante tra i 10° e i 14° gradi centigradi durante tutto l'arco dell'anno. Su richiesta, compatibilmente con le esigenze di servizio, si può accedere alla cantina del Ristorante Aeolia da dove si snodano i cunicoli che sotto il paese collegano cavità naturali per alcune migliaia di metri. Oggi per motivi di sicurezza il percorso è chiuso. Nelle vicinanze si può visitare Villa Da Schio.

LA GROTTA DI SAN BERNARDINO E LE PRIGIONI DI MOSSANO - Mossano
In questa amena cittadina collinare, numerose sono le possibilità per chi ama le escursioni: alcuni vecchi sentieri che fino a qualche decennio fa venivano utilizzati quotidianamente dagli abitanti sono stati di recente ripristinati, a formare un itinerario che compie un ampio giro panoramico sui colli Berici. Numerose sono le attrattive di questa passeggiata. Tra queste si impone la grotta di S. Bernardino. La caverna, tra i siti più interessanti a livello europeo, è tuttora oggetto di scavi archeologici che hanno messo in risalto la frequentazione di uomini preistorici nel Paleolitico e in epoche di molto precedenti, fino a riscontrare segni della presenza dell'uomo di Neanderthal. La caverna servì spesso da riparo agli abitanti di Mossano in occasione di guerre e scorrerie nemiche.
"Le Prigioni" sono un'affascinante quanto misteriosa fortificazione nella roccia all'interno di una proprietà privata. Si tratta di un"palazzo" fatto di scale, camere, stanze, logge e finestre, in parte rinforzate da strutture in cotto.
È un ambiente di roccia unico nel suo genere per la grandiosità della struttura.

VILLA VALMARANA AI NANI - Vicenza

A Vicenza non si può evitare una visita all'artistica e famosa villa Valmarana, costruita a partire dal 1669 e affrescata dai Tiepolo, padre e figlio, nel 1757. Qui si narra che anticamente un principe ricco e potente avesse eretto un lugubre castello cinto d'alte mura in modo che la sua unica figlia, Jana, nanerottola e deforme, non dovesse soffrire vedendo altra gente più bella di lei. Per questo motivo i servitori che circondavano la fanciulla erano tutti nani. Molti giovanotti, però, attratti dalla ricchezza del principe e dal bel viso della fanciulla venivano a chiederla in sposa, ma non appena scoprivano la sua deformità si ritiravano con qualsiasi pretesto. Finchè un giorno la povera fanciulla si innamorò perdutamente di uno dei tanti pretendenti che, come al solito, avendola vista, era fuggito da lei. L'infelice si affacciò allora al balcone che guardava verso la strada e cominciò a chiamare il beneamato e a sporgersi senza alcuna precauzione, tanto da cadere sulla strada e morire. Si racconta che i nanetti, saliti sul muro di cinta per vedere cosa stesse accadendo, siano rimasti impietriti dal dolore. In questa posa tuttora li vediamo, posti come sculture decorative della villa a loro intitolata.

LE PRIARE - Montecchio Maggiore
Sul colle dove sorgono i famosi castelli scaligeri di Bellaguardia e della Villa, meglio conosciuti come i castelli di Giulietta e Romeo, che ispirarono Luigi da Porto nella composizione della nota novella poi riprese da Shakespeare, si sviluppa il complesso sotterraneo delle Priare. Qui la tenera pietra di Vicenza veniva estratta sin dal II secolo d.C. e la leggenda racconta che da queste cave proviene la pietra con cui furono scolpiti i sarcofagi trovati nella necropoli romana della chiesa di San Felice a Vicenza. Le Priare servirono anche da ricovero alla popolazione locale durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. Il complesso sotterraneo ha uno sviluppo spaziale di 1475 metri. Il punto nodale della cavità e della visita è il cosiddetto vano della morte, situato nella parte più profonda e interna del sistema ipogeo. Secondo una tradizione, nel mastio del castello di Bellaguardia (o di Giulietta) sarebbe presente un pozzo in cui venivano gettati i condannati a morte; qui si trovano effettivamente degli alti camini naturali, di cui uno sbarrato da una grata metallica.
 
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I luoghi della Grande Guerra

I luoghi della Grande Guerra I luoghi della Grande Guerra
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La Grande Guerra (I^ Guerra Mondiale, 1915-1918) ha coinvolto il territorio vicentino in modo dirompente, in particolar modo l'altopiano di asiago, ma anche Cima Grappa, il Pasubio e le Piccole Dolomiti, il Monte Cimone.
L'itinerario qui allegato propone la visita dei luoghi più significativi toccati dal conflitto. E' possibile sfogliarlo qui

Allegato: itinerari_grande_guerra.pdf

Itinerari in bici

IL LAGO E LA ROTONDA - 35 km - 2 h 30' - percorso misto su asfalto e sterrato che unisce bellezze d'arte e fascino agreste, immersi in un silenzio ormai dimenticato - FACILE

Partendo dall'Arco delle Scalette imbocchiamo la pista ciclabile Riviera Berica, parallela alla strada omonima ad alta densità di traffico. Dopo circa 200 m, incrociamo via G. Tiepolo per la quale proseguiamo e, superata una breve salita, raggiungiamo Villa Valmarana "ai Nani", soprannome derivante dalle piccole statue di nani che decorano il muro di cinta. Dal piazzale della villa parte Stradella Valmarana, sterrata, da percorrere bibi alla mano - attenzione ai gradini -che in breve raggiunge Villa Almerico Capra Valmarana detta "La Rotonda", capolavoro del Palladio e dell'architettura di ogni tempo.

 


Variante: LA PASSEGGIATA DEL SILENZIO Riprendiamo via della Rotonda in leggera discesa fino ad incrociare ed attraversare la Strada Statale 247 della Riviera Berica. Percorriamo quindi la pista ciclabile in direzione sud per circa 3 km e, dopo aver oltrepassato il sottopassaggio dell'autostrada A4 Serenissima, la abbandoniamo all'altezza di via Cipro, in corrispondenza della tabella Lago di Fimon. Incrociamo di nuovo la Statale 247 e giriamo a sinistra. Percorsi con attenzione circa 100 m sulla statale, svoltiamo a destra, in corrispondenza della Chiesa di Longara. (4,5 km)
Al bivio immediatamente succesivo facciamo attenzione a prendere a destra, mantenendoci in piano, per via Grancare. Si tratta di una bella strada panoramica che corre ai piedi del colle di Longara, poco trafficata, su cui si affacciano ville e fattorie. Di particolare interesse Villa Papadopoli (prima metà sec. XVIII). In lieve saliscendi, dopo 4 km, arriviamo all'agglomerato delle Grancare Basse, nei pressi di Pianezze. Continuando in falsopiano, dopo 900 m circa, si incrocia la strada che conduce, in salita, a Pianezze. La oltrepassiamo e prendiamo davanti a noi via Palù, che dopo 600 m diventa Via Boeca. Dopo circa 1 km di percorso prima asfaltato e poi sterrato giungiamo sul lato settentrionale del Lago di Fimon dove è posta l'indicazione del Sentiero Archeologico Didattico delle Valli di Fimon. Proseguiamo per altri 200 m e, dopo aver superato una breve ma ripida salita, allo stop svoltiamo a sinistra. Qui cominciamo a vedere il lago (10,5 km),
il cui periplo vale la pena di compiere; 4 km pianeggianti, di cui 3 su sterrato leggermente sconnesso. Completato il giro e ritornati al punto di inizio, allo stop svoltiamo questa volta a destra. Andiamo avanti per circa 800 m fino all'incrocio per Lapio. Lo oltrepassiamo e prendiamo a sinistra la strada bassa, via Valdimarca che corre tra il colle e il Canale Ferrara, uno dei numerosi canali di bonifica esistenti nel territorio acquitrinoso del lago. In parte non asfaltata, è tuttavia facilmente percorribile anche con bici da città. La strada offre suggestivi scorci panoramici sui colli di Arcugnano. Proseguiamo sempre dritti su sterrato per via Fontanelle, tralasciando l'invitante strada asfaltata sulla destra, per giungere in breve al piccolo borgo di Fimon. (19 km).
Al paese, che si trova sulla testata della piccola valle, ci teniamo sulla destra, percorrendo così in senso inverso l'altro lato della valle sulla poco frequentata strada che conduce a Torri di Arcugnano. (23 km)
Alla fine dell'abitato, dove il colle gira a sinistra, abbandoniamo la strada principale e svoltiamo a sinistra per via Fontega, (24,5 km) che pianeggiante, alla base del colle, si inoltra nella Valletta della Fontega. Percorsi circa 4 km avvolti in una magica e serena atmosfera di silenzio, ritorniamo sulla strada principale che in breve conduce al semaforo Tormeno. (29 km).
Qui svoltiamo a destra per Strada di Longara e proseguiamo fino ad incrociare la Statale 247 della Riviera Berica. (30,5 km) La attraversiamo per riprendere a sinistra la pista ciclabile che porta a Vicenza.

Variante
: LA PASSEGGIATA DEL SILENZIO
Usciti dal portone della villa, proseguendo a sinistra per via della Rotonda, si imbocca la Valletta del Silenzio, cara al Fogazzaro, suggestivo ambiente rurale ai piedi del Colle di Monte Berico. La presenza di canali, siepi, filari di alberi e colture di tipo tradizionale accompagna la strada fino al sentiero, segnalato da un apposito cartello, che conduce in salita al Parco di Villa Guiccioli, sulla dorsale del Colle di Monte Berico notevole per il panorama e le querce secolari (mezz'ora di cammino in tutto). Si consiglia la visita all'adiacente Museo del Risorgimento e al Santuario di Monte Berico, dedicato alla Vergine Maria, che sovrasta la città di Vicenza. Dall'antistante Piazzale della Vittoria ampia vista sulla città e sulla pianura a settentrione fino alle Pealpi.


VILLE E NON SOLO
- 27 km - 2 h - percorso suggestivo ai piedi delle colline, interamente pianeggiante - FACILE / variante Cordellina - 23 km - 1 h 30 - strade secondarie si alternano a brevi tratti su strade ad alta densità di traffico - FACILE
Alla fine della pista ciclabile di viale Trento attraversiamo, bici alla mano, il semaforo dell'Albera e prendiamo a sinistra via del Sole. Percorsi 50 m, svoltiamo a destra in via Magellano, al termine della quale dobbiamo dare la precedenza e girare a sinistra in via Biron di Sopra (il nome della via si legge più avanti). Pedaliamo per 1,5 km fino alla biforcazione. Qui inizia, a sinistra, via Ambrosini, la Variante per la Villa Cordellina. Tenendo la destra, per via Monte Crocetta, immersi nella campagna con le sue tipiche case rurali, giungiamo al bivio Monteviale-Maddalene. Continuiamo sulla destra per Maddalene fino al semaforo, (3 km) dove svoltiamo a sinistra seguendo l'indicazione "Sorgenti della Roggia Seriola". Passiamo davanti alla Vecchia Chiesa (sec. XV) dedicata a Santa Maria Maddalena con i resti dell'annesso convento e proseguiamo dritti imboccando una strada sterrata. Percorsi 200 m, all'angolo di una bella villa padronale, inizia sulla destra la pista ciclabile. Una lieve discesa ci porta alle risorgive della Roggia Seriola, interessante fenomeno molto diffuso in provincia. La zona è un'autentica oasi naturale ricca di vegetazione e di uccelli che vi trovano facile dimora. Dopo 200 m, all'incrocio con un altro tratto di sterrato, teniamo la sinistra e giungiamo alla tabella che informa sulle caratteristiche del Bosco Urbano. (4.5 km) Proseguiamo a sinistra attraversando una strada di scarso traffico e giungiamo alla fine della ciclabile. Ci troviamo ad un incrocio alle porte di Costabissara, giriamo a sinistra per via Fornaci, una strada le cui curve seguono gli antichi confini padronali. Giunti allo stop attraversiamo e, dopo 300 m, al segnale dare la precedenza giriamo a sinitra, quindi, dopo 200 m, svoltiamo a destra in via S. Carlo, su cui si affaccia lo splendido parco ricco di piante secolari di Villa S. Carlo. (8.5 km) Allo stop prendiamo a sinistra in direzione Castelnovo e arrivati nella piazza del paese (13 km), alla rotatoria, seguiamo a destra l'indicazione Vicenza. La strada che stiamo percorrendo è via Roma. Al semaforo proseguiamo diritti per via Chiodo in direzione Caldogno e, percorsi 3 km, all'incrocio con la Statale 349 la attraversiamo con molta attenzione. Proseguiamo per via Fogazzaro che diventa via Marconi ed al semaforo prendiamo via Pagello, su cui si trova l'ingresso di Villa Caldogno, attribuita al Palladio. (17,5 km) Usciti dalla villa ritorniamo al semaforo, riattraversiamo e opo 300 m svoltiamo a destra per un viale alberato che porta al cimitero, al cui interno possiamo visitare la Chiesetta di S. Michele, importante testimonianza di arte longobarda in terra vicentina. Ripercorriamo il viale, giriamo a destra per via Marconi e dopo 100 m svoltiamo a sinistra per via Dante. Pedaliamo fino allo stop, attraversiamo e continuiamo per via Molinetto. Dopo 1 km, superato un ponticello, giriamo a sinistra per via Latason. La strada che stiamo percorrendo disegna un'insolita curva a "U" sulla destra e raggiunge poco dopo un laghetto per la pesca sportiva (20,5 km); al capitello giriamo a sinistra e continuiamo fino allo stop davanti al cimitero. Svoltiamo a sinistra, pedaliamo per 1,2 km e alla rotatoria di Rettorgole (21,5 km) giriamo a destra restando sulla stessa strada che più avanti prende il nome di via Gardellina. Proseguiamo sulla destra in via Maggio di Lobbia e dopo 300 m (attenzione: cartello poco visibile) sono segnalati sulla destra i resti dell'Acquedotto Romano. (24 km) Proseguiamo e, al semaforo, giriamo a destra. Dopo 100 m al semaforo successivo svoltiamo a sinistra,e percorsi 200 m, alla Chiesa Nuova della Maddalene, prendiamo a sinistra via Rolle. Poco dopo inizia la pista ciclabile che ci riporta al semaforo dell'Albera. (27 km).

Variante
:VILLA CORDELLINA LOMBARDI
Alla biforcazione prendiamo a sinistra via Ambrosini, un rettilineo alberato di 1,4 km. Allo stop giriamo a sinistra costeggiando il muro di cinta di Villa Loschi Zileri Motterle. Arrivati allo stop svoltiamo a destra in direzione Creazzo. (2 km) Usciti dalla villa, prendiamo a destra facendo attenzione al fondo stradale dissestato e al traffico. Percorriamo per 700 m un bel viale alberato, alla fine del quale, in curva, svoltiamo a sinistra in via Carpaneda (non c'è cartello stadale per cui seguiamo Golf Claub). Continuiamo per circa 800 m fino allo stop dove svoltiamo a destra per giungere alla rotatoria di Creazzo. Qui seguiamo la segnaletica per Sovizzo giriamo a sinistra per via dell'Industria. Imboccata la pista ciclabile, tenendo sempre la destra, svoltiamo per via dell'Artigianato e continuiamo fino allo stop. Attraversiamo e proseguiamo per via Pasubio e riprendiamo la ciclabile fino allo stop successivo. Sulla destra importante Complesso Funerario Cultuale dell'Età del Rame, di recente scoperta. (7,5 km) Giriamo a sinistra per San Daniele e allo stop, di nuovo a sinistra in direzione Montecchio Maggiore. Davanti a noi, in cima al colle, si profilano i Castelli di Giulietta e Romeo. Proseguiamo fino ad incontrare, sulla sinistra, il muro di cinta che delimita la parte posteriore di Villa Cordellina Lombardi. (11,5 km) Ritorniamo a Vicenza percorrendo l'itinerario a ritroso.

NEL CUORE DEI BERICI - 62 km - 6 h - percorso caratterizzato da saliscendi anche impegnativi nella magica atmosfera dei Berici - MEDIO-IMPEGNATIVO

DI VILLA IN VILLA NEL BASSO VICENTINO - 76,5 km - 6 h - percorso quasi interamente pianeggiante nella campagna del Basso Vicentino e in Val Liona tra antichi borghi, campi coltivati e vecchi mulini - MEDIO

ORIZZONTI PALLADIANI - 65 km - 5 h 30' - percorso quasi interamente pianeggiante nella campagna a nord di Vicenza arrivando a toccare la fascia collinare pedemontana - MEDIO

LA CITTA' DEGLI SCACCHI - 72 km - 7 h - percorso quasi interamente pianeggiante nella campagna a nord di Vicenza arrivando a toccare la fascia collinare pedemontana - MEDIO-IMPEGNATIVO


PERCORSI IN MOUNTAIN BIKE SULL'ALTOPIANO DI ASIAGO E A RECOARO

PERCORSI IN MOUNTAIN BIKE A TONEZZA

Goethe a Vicenza

Il 3 Settembre 1786 Goethe parte da Karlsbad alla volta dell'Italia. Una partenza improvvisa, nel cuore della notte, sotto falso nome, che viene da molti interpretata come una "fuga". Il poeta si lascia alle spalle l'amore tormentato per la baronessa Von Stein, con la quale comunque intratterrà un fitto epistolario, e i molteplici incarichi pubblici che lo distoglievano dall'impegno letterario. Per ritrovare serenità, dunque, il poeta varca il Brennero con l'intenzione di dar libero sfogo alle proprie inclinazioni fuori da ogni protocollo. Da Verona a Vicenza, quindi a Padova e a Venezia, dove sostò a lungo; poi a Roma, vertice dei suoi interessi, e infine a Napoli e a Palermo in un viaggio che doveva essere di poche settimane e durò invece più di due anni.
A Vicenza sosta dal 19 al 26 settembre
. Vi tornerà, brevemente, nel 1790.

ITINERARIO 1
Goethe, nella sua settimana vicentina, è un uomo sollevato che, liberatosi dagli stivali e da altri paludamenti, ama mischiarsi alla gente lodando i modi degli uomini e la non comune bellezza di certe donne brune e ricciute. Lo incontriamo in Piazza dei Signori, dove sorge la Basilica Palladiana, opera prima dell'architetto tanto ammirato. I diari ci restituiscono la bella immagine del poeta che si ristora con un grappolo d'uva sotto i suoi portici. Altre lodi sono per la poderosa partitura della Loggia del Capitaniato, anche questa opera palladiana ma della maturità. Chiude lo spazio monumentale il complesso del Monte di Pietà, già sede della Biblioteca Civica, che il poeta visita per rendere onore alla memoria del giurista Bertolo, che la istituì. La sua ammirazione per gli uomini di scienza si manifesta con la visita all'eminente botanico Turra e all'architetto Bertotti Scamozzi, erede diretto della lezione palladiana nonchè autore de "Il forestiero istruito", una sorta di "baedeker" dell'epoca.
La visita prosegue in corso Palladio con la Basilica di S.Corona, della quale è lodata un'Adorazione dei Magi del Veronese. Più avanti è la cosidetta Casa del Palladio, che ispira a Goethe alte considerazioni e il desiderio di vederla inserita in un quadro del Canaletto. Poi il corso sbocca in uno slargo: vi si affacciano Palazzo Chiericati, la più importante dimora urbana disegnata dall'architetto, e il Teatro Olimpico, altro suo capolavoro, che Goethe descrive con toni accorati: "un teatro sul modello antico, ma in piccole proporzioni e indicibilmente bello...". Qui Goethe, mischiato tra il pubblico, assiste divertito a una tornata dell'illustre Accademia Olimpica. Di tutt'altro tenore è la sera che il poeta passa al Teatro Eretenio: vi si rappresenta il Ratto nel Serraglio e gli spettatori dimostrano senza mezzi termini di gradire le grazie cantate.

ITINERARIO 2
Appena fuori città, Goethe visita la Rotonda, vertice dell'arte del Palladio. La villa, in forma di tempio, domina la campagna attraversata dal Bacchiglione. "Forse mai l'arte architettonica ha raggiunto un tal grado di magnificenza" considera il poeta. Poco distante, a Villa Valmarana ai Nani, avviene invece l'incontro con la pittura del Tiepolo: senza sapere di avere di fronte l'opera di padre e figlio, giudica lo stile sublime del primo superiore a quello naturale del secondo. Poi Goethe sale i portici del Santuario di Monte Berico.La chiesa barocca non lo tocca e neppure la grande tela del Veronese che anni prima suscitò opposti sentimenti nel padre Kaspar: ammirazione per l'arte, scandalo nel vedere Gesù seduto a una mensa fastosa. Il poeta ricoda piuttosto il grazioso incontro con una donna velata. "Volesse Iddio" - è il suo sfogo - "che il Palladio ci avesse lasciato il disegno di una fabbrica per la Madonna del Monte...avremmo veduto cosa di cui ora non abbiamo nemmeno l'idea!".

ITINERARI VI.BIKE

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