La Diocesi di Vicenza conta 22 Vicariati e ben 354 Parrocchie, alcune delle quali trasformatesi in Unità Pastorali. Nella Provincia di Vicenza, i cui confini, come noto, si differenziano rispetto a quelli diocesani da prima dell’anno mille, le parrocchie sono 374. Nei 121 comuni vicentini si festeggiano oltre 50 diversi patroni che sono orgogliosamente celebrati anche se dal 1978 la Madonna di Monte Berico è la patrona del capoluogo Vicenza e della sua Diocesi.

A Recoaro Terme, per esempio, nella meravigliosa Conca di Smeraldo, si trovano ben 128 capitelli, quasi 1 ogni 60 residenti, alcuni risalenti al Settecento, 45 sono nicchie di cui 11 affrescate e 79 sono affreschi o nicchie murali per non citare le numerosissime chiesette sparse nelle contrade della nostra vasta area montana e pedemontana che, per una comprensibile salvaguardia, sono chiuse al visitatore.


Abbiamo quindi scelto di costruire un Itinerario Il Cammino P.G.R. - Per Grazia Ricevuta tra i principali Santuari ex-voto e i luoghi più frequentati della nostra Provincia dai residenti, ma soprattutto dai pellegrini e dai turisti, fatti edificare sovente per volontà popolare in seguito ad apparizioni della Madonna, come nel caso del Santuario di Monte Berico, o che la pietà popolare ha trasformato in luoghi di culto diffuso perché conservano i ricordi dell’infanzia di un Santo, come nel caso della casa-natale di suor Maria Bertilla Boscardin a Brendola. Un filo conduttore legato alla tradizione popolare più che all’importanza artistica o architettonica degli edifici. Si tratta di visite che si possono effettuare con motivazioni religiose o per semplice curiosità, per conoscere più da vicino le vicende di una comunità, le sue tradizioni, le sue culture, che fissano nella memoria anche gli eventi storici come le guerre, le pestilenze, le grandi e rovinose inondazioni.
La tradizione dei cosiddetti ex-voto suscepto, offerte votive, si fa risalire all’antichità e a religioni diverse, ma seppur siano forme di teatralizzazione per aver scongiurato o vinto situazioni di sofferenza e precarietà, ancora oggi, con varie modalità, sono diffuse e praticate in tutto il mondo. È una proposta di turismo slow per prendersi del tempo da dedicare alla contemplazione, alla conoscenza, all’ascolto... anche di noi stessi.


Certamente primo da citare per importanza è indubbiamente il Il Santuario di Monte Berico, che sorge a pochi chilometri dal centro storico di Vicenza.

La Madonna apparve ad una contadina Vincenza Pasini il 7 marzo 1426 e il 1° agosto 1428. “Tutti coloro che con devozione visiteranno la chiesa nelle mie feste e in ogni prima domenica del mese, avranno in dono l’abbondanza delle grazie e della misericordia di Dio e la Benedizione della mia stessa mano materna” (Processus, f. 2r). Fin dai primi giorni delle apparizioni e mentre ancora si stava costruendo la Chiesa come chiesto dalla Madonna per liberare la popolazione dalla peste, il luogo diventò meta di pellegrinaggi fino a farla diventare, ancora oggi, una fra le più importanti della fede mariana nel mondo.

Le richieste di intercessioni sono ancora oggi numerose e fortissimo è il legame dei vicentini e non solo al Santuario mariano come testimoniano i numerosi ex-voto raccolti in un importante Museo dove si trovano anche pezzi storici dal quattrocento al novecento e fino ai giorni nostri.

La chiesa gotica, a ponente del complesso, venne costruita in appena 3 mesi, con il concorso del popolo, fatto convinto dalla prodigiosa liberazione dalla peste che durava da quasi un quarto di secolo. L’attuale facciata non è quella originaria, perché un radicale rinnovamento, operato nel 1860, ne ha appesantito l’aspetto. La chiesa seicentesca è opera del vicentino Carlo Borella, iniziata nel 1688 e terminata nel 1703. Anche questa imponente opera venne eseguita per volere della città di Vicenza, quale segno ed espressione del continuo legame di fede tra i cittadini e la Madonna. All’esterno l’architettura si ripete identica nei tre lati, a oriente, settentrione e ponente. Tre ampie gradinate simmetriche introducono alla chiesa che, maestosa ed incisiva nelle sue masse e nelle sue numerose statue, lancia in alto a corona delle tre fonti la sua cupola aerea, donando all’edificio una spiccata snellezza.

Da non perdere la visita alla sala del quadro dove si può ammirare la preziosa tela di Paolo Veronese “La Cena di S. Gregorio Magno” con Gesù che, travestito da pellegrino, si rivela ai 12 poveri che il Santo era solito ospitare. Durante la cruenta battaglia del 1848, la tela fu tagliata dagli Austriaci in 32 pezzi. Fu restaurata e rimessa al suo posto 10 anni dopo. 

Ai lati due importanti dipinti di Alessandro Maganza, mentre nella chiesetta gotica si trova La Pietà di Bartolomeo Montagna.

 

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THIENE
La Madonna dell’Olmo
Via del Santuario, 9 – 36016 Thiene
Tel. 0445 361353 – www.cappuccinivenezia.org/thiene.org

L’origine del culto
Nel 1530 un nuvolo di cavallette calò nelle campagne thienesi distruggendo quanto seminato. La Vergine apparve a 3 bambine pastorelle con queste parole:
“Ritorni il popolo alla pratica delle virtù e in questo luogo innalzi un tempio in mio onore. Io prometto di essere sua avvocata presso il trono di Dio, di liberarlo dal flagello che l’opprime e di custodirlo per sempre sotto il manto della mia protezione. Va dai governatori di Thiene e annuncia loro la mia volontà...”
Le tre bambine non furono credute, ma anzi derise ed umiliate. Anche la seconda apparizione non ebbe alcun seguito così come la terza, nonostante la Vergine avesse promesso un segno miracoloso. Il grande olmo dove era apparsa perse, infatti, improvvisamente la corteccia mantenendo però le foglie verdi.
Le resistenze delle autorità thienesi caddero solo quando la Vergine apparve ad uno storpio di Centrale che guarito andò da solo davanti a loro per portare lo stesso ordine mariano ricevuto dalle pastorelle. Questa volta l’ordine venne eseguito e le cavallette scomparvero ed iniziò il pellegrinaggio alla Cappella innalzata sul luogo del miracolo.

Gli ex-voto
Il senso della devozione popolare tramandata nei secoli è testimoniata dalla presenza degli ex-voto presenti nella Chiesa dove ogni anno si celebra la festa del Ringraziamento voluta dai contadini in segno di riconoscenza per il raccolto dell’anno. Si chiede l’aiuto dei Frati per benedire il sale per il bestiame, come le magliette dei bambini malati e le mele nel giorno di San Biagio.
Custodi
I Frati Cappuccini vennero chiamati nel 1610 e nel 1613 venne consacrata la Chiesa che fecero costruire insieme al Convento. Nel 1972 venne concessa l’autonomia liturgica e nel 1980 venne eretta parrocchia con Padre Giorgio Bonato da Salcedo che diede avvio ad una intensa attività con la comunità fino ad acquisire anche un edificio montano in località Fiorentini.

Informazioni architettoniche ed artistiche
Il complesso del Santuario della Madonna dell’Olmo prende vita nel 1602 con la consacrazione da parte del Vescovo di Padova della Cappella. Successivamente, nel 1613 alla Chiesa venne annesso il nuovo Convento del quale rimane ora il semplice e bel Chiostro. Nel 1910 si rifece la facciata della Chiesa e nel 1930, su progetto di Vittorio Altieri, fu costruito il campanile in mattoni. Nel 1954 la vecchia chiesa venne in parte demolita e quindi ricostruita sotto la direzione dell’ing. Dino Altieri. All’interno del coretto due opere di Giulio Carpioni, e due tele attribuite ad Alessandro Maganza, figlio di Giovan Battista.

 

BRENDOLA
Casa Natale di Santa Maria Bertilla Boscardin
Via S. Bertilla, 71 - 36040 Brendola
Tel. 0444 601842

L’origine del culto
La devozione popolare per questa umile suora della Congregazione delle Suore Dorotee di Vicenza la si può toccare con mano nella sua casa natale di Brendola, dove ancora oggi accorrono in molti a pregare nella piccola chiesetta costruita proprio a fianco della vecchia casa di contadini dove ha trascorso la prima giovinezza. Quando Pio XII la proclamò beata nel 1952, dopo il processo avviato nel 1925, egli pronunciò queste parole: “È un modello che non sgomenta… Nella sua umiltà ella ha definito la sua strada come “la via dei carri”, la più comune, quella del Catechismo. Non sono stati miracoli in vita, ma il suo esempio di vita ad originare il suo stesso culto”. Ha concluso la sua vita terrena il 20 ottobre del 1922 a soli 34 anni a causa di un tumore allo stomaco sospirando “Tutto è niente”. Dal profondo della sua povertà ed ignoranza, toccava con le sue opere e parole, le vette cui erano giunti solo i più alti mistici. Fu dichiarata Santa da Papa Giovanni XXIII, l’11 maggio del 1961. Soleva ripetere “A Dio tutta la gloria, al prossimo tutta la gioia, a me tutto il sacrificio”.

Gli ex-voto
Numerose le testimonianze di ex-voto che si riferiscono, in particolare, ad avvenute intercessioni per bambini a cui lei si era molto dedicata come infermiera.
Custodi
La Congregrazione delle Suore Dorotee custodisce con amore quello che è diventato il luogo di culto di Santa Bertilla a Brendola. L’organizzazione religiosa fu Istituita da Mons. Antonio Farina nel 1836. Oggi conta su 1.400 suore suddivise in 120 comunità in diversi parti del mondo oltre all’Italia, in Ecuador, Colombia, Brasile, India e Terra Santa.

Informazioni architettoniche ed artistiche
La casa natale della Santa è stata conservata pressoché intatta in tutti gli spazi dove vivevano in assoluta povertà lei e la sua famiglia. Ci si può misurare con le piccole porte delle case dei contadini di allora, gli stessi letti e utensili di tutti i giorni, compresi alcuni abiti civili e religiosi appartenuti alla Santa Suora.

 

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SCALDAFERRO DI POZZOLEONE
Santuario della Madonna Salus Infirmorum di Scaldaferro
Via Vallazza, 7 – 36050 Scaldaferro di Pozzoleone
Tel. 0444 462251 – www.mariaoggi.it

L’origine del culto
È da far risalire all’agosto del 1665, data in cui fu trovata nel muro esterno di quella che era una fattoria l’immagine dipinta della Vergine. Non si conosce l’autore, ma fin da subito la credenza popolare la venererà come un segnale divino. Cominciarono i pellegrinaggi per invocare la protezione e le grazie per gli ammalati. Nel 1715 i proprietari fecero costruire un tempietto ottagonale e nel 1756 giunse un eremita francescano in qualità di custode. Si susseguirono diversi proprietari e fu solo nel 1910 che la Chiesa venne donata al Parroco di Pozzoleone don Elia Dalla Costa, futuro Cardinale, graziato egli stesso dalla Madonna, il quale si dedicò all’ampliamento dell’edificio e alla diffusione del culto. Nel 1923 benedì il nuovo Santuario che divenne Parrocchia nel 1954. Ogni seconda domenica del mese si celebra la Giornata degli ammalati.

Gli ex-voto
Molte le grazie ricevute come testimoniano i numerosi ex-voto presenti nel Santuario e appesi alle pareti del Porticale che raccontano le intercessioni della Vergine attraverso tavolette dipinte e moltissimi cuori argentati.

Custodi
Il primo custode del Santuario di Scaldaferro risale al 1756 quando ancora era una fattoria privata. Si tratta di Gian Maria Violin, eremita francescano sotto il cui influsso fu incoronata l’immagine della Vergine. Si susseguirono quindi diverse proprietà trattandosi di un luogo consacrato, ma inserito in un contesto privato. Il futuro Card. Elia Dalla Costa, come detto, mise fine allo ius patronatus durato per secoli ricevendo in donazione la Chiesa. Fu eretta Parrocchia nel 1954. Oggi è officiata da una Comunità Marianista chiamata a reggere il Santuario nel 1993 dall’allora Vescovo di Vicenza Pietro Nonis.

Informazioni
architettoniche ed artistiche
Tutto ebbe origine dal ritrovamento nel 1665 dell’immagine dipinta sulla nicchia esterna, dove rimase esposta alle intemperie fino al 1715 quando fu costruito il Tempietto. L’incessante pellegrinaggio e la devozione mai sopita nel tempo giustificarono i diversi ampliamenti della chiesa che oggi presenta una pianta a croce inscritta allungata dal presbiterio che si trova in quello che era l’antico Tempietto. Qui è collocato il settecentesco altare maggiore che incornicia l’immagine sacra della Madonna, più volte sottoposta a restauri. Il coro ligneo è del XVIII secolo di scuola veneziana. L’altare conserva l’antico paliotto mariano mentre sopra l’arco trionfale si trova una Gloria degli Angeli di Ottorino Tassello di Bassano. Nel 1954 fu consacrato anche il Porticale, l’ex stalla a cui si accede sia dall’interno della Chiesa che direttamente dall’esterno. Anche dopo i restauri voluti da don Giulio Dall’Olmo, ha mantenuto la struttura del rustico con muratura ad intonaco grezzo e copertura a capriate, conservando anche la greppia originale. Lo stesso Sacerdote inaugurò nel 1971 anche uno straordinario Presepio che si ispira fedelmente al Libro sacro della Bibbia e alla cui realizzazione ancora oggi contribuisce tutta la comunità.
Nel 2006 venne realizzato sulla vecchia parete della chiesa un mosaico ad opera del gesuita sloveno Padre Marko Ivan Rupnik, artista che, chiamato da Giovanni Paolo II, decorò a mosaico la Cappella del Papa in Vaticano.

 

LONIGO
Santuario della Madonna dei Miracoli
Via Madonna di Lonigo, 18 - 36045 Lonigo (Vicenza)
Tel. 0444 830502 – www.madonnadeimiracoli.org

L’origine del culto
...”Se credessi che questa Vergine Maria conoscesse quello che ho fatto, le darei dieci ferite!” Prese il coltello ancora con il sangue del terzo complice e colpì l’immagine all’occhio sinistro e al petto. Dalle ferite sgorgò sangue e il dipinto mutò sembianze: la Vergine disgiunse le mani e abbassato il capo, portò la mano sinistra sulla tempia ferita e la mano destra sulla cintura vicino al petto. Era il 1486. I due malviventi che si erano riparati nella vecchia Chiesa di S. Pietro per dividersi il bottino dopo l’uccisione del terzo compare, impauriti, fuggirono verso Verona, ma il misfatto e il prodigio furono subito scoperti dagli abitanti del luogo che denunciarono l’accaduto. In breve il luogo divenne meta di devozione e di pellegrinaggio. Si volle allora fare luce sul miracolo, e il Vescovo di Vicenza, Pietro Bruti, fece iniziare le indagini. Già nel 1492 il processo poteva dirsi concluso, sette testimoni ne avevano provato la veridicità: la Madonna non solo si era mossa, ma continuava ad operare miracoli rispondendo alle preghiere dei fedeli.

Gli ex-voto
Le 350 preziosissime tavolette ex-voto coprono il periodo che va dal 1486 fino al 1893 e testimoniano la pietà popolare in merito alle avvenute intercessioni. Nel 1997 è stato inaugurato un importante Museo degli ex-voto composto dalle tavolette dipinte, ma anche da catene, cuori e immagini in lamina argentata per lo più donazioni di fedeli di ceto umile, anche se non mancano donazioni più importanti avvenute nel 1500 e 1600.

Custodi
L’attuale Santuario sorge sull’antica Chiesa di S.Pietro Lometense o in Lamentese di cui non si conosce esattamente l’origine. Sembra che tra il X e XI secolo i monaci benedettini vi avessero costruito un monastero che dipendeva dall’Abbazia di Santa Maria in Organo di Verona. Per questa ragione, dopo l’episodio del 1486, giunsero qui gli Olivetani, i benedettini bianchi riformatori provenienti da questa Abbazia. Ottennero di officiarla e costruirono, sulle rovine, un grande monastero ampliandolo fino ad avere di fatto ben 3 chiese: una votiva con l’immagine taumaturgica, una che funge da vestibolo e una più ampia e decorata per le grandi celebrazioni. Con la soppressione dell’ordine, la Chiesa divenne residenza privata per ritornare nel 1826, su insistenza dei fedeli, un centro devozionale mariano. Eretta a Parrocchia nel 1955, è officiata oggi dal clero diocesano. Grazie ad alcuni privilegi papali, celebra la festa annuale nella quarta domenica dopo Pasqua.

Informazioni architettoniche ed artistiche
Interessante anche sotto l’aspetto architettonico la visita a questo complesso religioso formato come abbiamo visto da tre differenti chiese inglobate nella stessa struttura. Nella cappella votiva è conservato l’affresco del Miracolo inquadrato in un’edicola di marmo rosso del periodo di Alvise Lamberti. All’epoca successiva appartiene invece la grata su cui poggia il triregno papale in ricordo dell’Incoronazione della Sacra immagine avvenuta, sembra, nel 1618. Il resto della decorazione è del periodo barocco. Preziose anche le formelle in legno intagliato e la volta a botte della cappella che esalta la figura di Maria nel momento della sua glorificazione. La visita prosegue con le Cappelle di Santa Scolastica e S. Francesca Romana. La navata centrale come l’abside ospitano affreschi, pale e gruppi scultorei di pregio.

 

 

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