Il culto dei Santi e dei Beati è una testimonianza della religiosità popolare ancora molto praticata e diffusa. Incuriosisce e certamente stupisce spesso la scelta di vita di ognuno di loro così come il mistero delle numerose guarigioni ed intercessioni che ancora si registrano a distanza di secoli e quello della rapida diffusione della loro venerazione in assenza di una regia terrena, facile forse oggi con gli strumenti informatici a disposizione, ma di cui certo non si disponeva nell’antichità e fi no a metà del secolo scorso.
San Vincenzo di Saragozza, diacono e martire morì a Valencia in Spagna durante le terribili persecuzioni di Diocleziano. Viene venerato dalla Chiesa vicentina di cui è stato patrono primario fino al 1978.
Santi Felice e Fortunato (Vicenza – Aquileia). Purtroppo le date di nascita non sono certe così come la data del loro martirio che dovrebbe risalire al 303 d.c. Subito dopo la loro morte tra Vicenza ed Aquileia nacque una forte contesa per l’assegnazione delle reliquie che si concluse con l’accordo che quelle di S. Felice sarebbero venute a Vicenza mentre quelle di S. Fortunato restavano ad Aquileia da dove furono traslate poi a Malamoco e quindi a Chioggia. Si suggerisce la visita al complesso paleocristiano della Basilica dei SS. Felice e Fortunato ubicato nell’omonimo quartiere poco fuori le mura di Vicenza e costruita sui resti del piccolo edificio che fu il primo luogo di pratica della fede cristiana in città.
Santi Leonzio e Carpoforo. Medici e martiri di cui non sono ben note le origini. Furono sepolti dapprima nella Basilica dei SS. Felice e Fortunato e quindi nel X secolo traslati nella Cattedrale e venerati per molti secoli come patroni di Vicenza.
Santi Donato, Secondiano, Romolo e Compagni molti dei quali vicentini vennero martirizzati da Diocleziano a Concordia essendosi rifiutati di abiurare la fede cristiana. Fin dall’antichità vengono onorati dalla Chiesa vicentina.
San Teobaldo (Provins, Francia 1017? – Vicenza 1066). Di origini nobili francesi, alla proposta paterna d’intraprendere la carriera militare scelse la vita ascetica dell’eremita vagando con un amico in giro per la Francia e il Lussemburgo. Dopo il pellegrinaggio a Santiago di Compostela e a Roma si fermò nel vicentino dove si stabilì in un piccolo rudere di una Cappella in un bosco di Sossano. Alla morte del compagno accettò la compagnia di alcuni discepoli e l’ordinazione presbiterale da parte del Vescovo vicentino. La fama di santità del figliolo raggiunse anche i genitori in Francia che decisero di raggiungerlo a Vicenza e di convertirsi. La madre concluse la sua vita da eremita. Fu canonizzato da Papa Alessandro II nel 1073.
Beato Giovanni Cacciafronte de Surdis, (Cremona 1125 – Vicenza 1181). A 16 anni entrò come monaco benedettino nell’Abbazia di S. Lorenzo di Cremona. Erano anni difficili per la Chiesa culminati con lo scisma e l’elezione dell’antipapa Vittore IV sostenuto da Barbarossa. Dopo la reggenza del vescovado di Mantova, venne trasferito a Vicenza dove però, due anni dopo, trovò la morte per mano di un feudatario che lui stesso aveva scomunicato. Il Vescovo martire fu beatificato nel 1824. I suoi resti riposano in una degna tomba marmorea all’interno della Cattedrale di Vicenza in piazza Duomo.
Beato Isnardo da Chiampo (Chiampo (?) – Pavia 1244). Non è certa la data, ma solo il luogo di nascita del Beato Isnardo. Predicatore domenicano si trasferì a Milano quindi a Pavia dove morì dopo una dura vita ascetica e di predicazione. I suoi resti riposano nella Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Pavia. Il suo culto venne confermato il 12 marzo 1919.
Beato Bartolomeo da Breganze (Breganze 1200 – Vicenza 1270). Nato nell’antica e illustre famiglia di Breganze, da giovanissimo scelse la sua vita di predicatore nell’ordine dei domenicani attirando molte vocazioni. Fu molto stimato dai Papi del tempo Gregorio IX e Innocenzo IV. Questi lo nominò Vescovo nel 1253. Due anni dopo venne inviato a Vicenza da Papa Alessandro IV, ma dovette trasferirsi in Inghilterra prima e a Parigi poi per allontanarsi da Ezzelino da Romano. Il Re Sole Luigi XIV volle incontrarlo e, riconoscente del conforto ricevuto in Terra Santa durante le crociate, gli regalò una spina della Sacra Corona di Cristo. Rientrato a Vicenza con la preziosa reliquia, fece erigere un Convento Domenicano e la Chiesa denominata di Santa Corona che ancora oggi custodisce il prezioso dono e conserva le spoglie del Beato. Papa Pio VI beatificò Bartolomeo da Breganze l’11 settembre 1793.
San Lorenzo Giustiniani (Venezia 1381 – 1456). Di origini nobili veneziane, scelse la mendicità nonostante gli sforzi della madre per dissuaderlo. Viene onorato dalla Chiesa vicentina essendo stato priore del convento di sant’Agostino a Vicenza per molti anni prima di divenire patriarca di Venezia.
Beato Marco da Montegallo (Montegallo (AP) 1425 – Vicenza 1496) Di nobili origini fu costretto dal padre a sposare una ragazza di pari estrazione con la quale visse castamente sciogliendo d’intesa i voti matrimoniali alla morte del padre. Entrambi si consacrarono alla vita religiosa e come francescano, Marco da Montegallo iniziò ad operare contro uno dei mali dell’epoca, l’usura. Istituì i primi Monti di Pietà. Il primo di Ascoli nel 1458 e a seguire Fabriano, Fano, Arcevia e a Vicenza nel 1486 dove dieci anni dopo, durante un periodo di predicazione, fu colto da malore e morì. Venne sepolto nella Chiesa di S. Biagio vecchio. Fu beatificato da Papa Gregorio XVI nel 1839.
Beata Giovanna Maria Bonomo (Asiago 1606 – Bassano 1670), mistica come Santa Caterina da Siena e Teresa d’Avila ricevette la “ferita dell’amore” e le stigmate. Si racconta che a soli 9 mesi ricevette il dono della parola per impedire al padre una cattiva azione. Precoce anche nello studio, nella musica, danza e ricamo, fece il voto di castità a soli nove anni in occasione della Prima Comunione fatta nel monastero di Santa Chiara di Trento guidato dalle suore Clarisse dove era entrata a seguito della morte della madre. Qui svolse il noviziato e a 15 anni fece il suo ingresso nel Monastero benedettino di San Girolamo a Bassano. Le stigmate, i frequenti momenti di estasi e addirittura le esperienze di bilocazione, le procurarono numerose avversità all’interno del Monastero al punto che per diversi anni le proibirono di scrivere e di incontrare persone. Scelta che probabilmente contribuì a diffondere la fama di santità.
Il processo di beatificazione iniziò nel 1699 e si concluse nel 1783 con Papa Pio VI.
È festeggiata come patrona di Asiago e di Bassano del Grappa e ancora oggi numerosi sono i pellegrinaggi alla sua tomba traslata presso la Chiesa della Misericordia di Bassano del Grappa più conosciuta nei giorni nostri come Santuario della Beata Giovanna in via Beata Giovanna mentre una statua si trova al centro del paese di Asiago dove era la sua casa natale.
San Gaetano Thiene (Vicenza 1480 – Napoli 1547) Nato a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene, si laureò a Padova in materie giuridiche a soli 24 anni e si dedicò quindi alla vita ecclesiastica. È definito come il Santo della Provvidenza e, durante la sua permanenza in Vaticano, cercò di avviare un’azione riformatrice. Accettò di essere ordinato sacerdote solo all’età di 36 anni perché fino a quel momento non se ne sentiva degno. Celebrò la sua prima messa durante la notte di Natale nel corso della quale, come confidò a suor Laura Magnani, gli apparve la Madonna che gli pose in braccio il Bambin Gesù. Sempre nell’ambito della sua opera riformatrice, fondò l’ordine dei Teatini imponendo la regola di nulla possedere e nulla chiedere. Operò per molti anni a Napoli dove morì e dove viene onorato, come compatrono della città, nella Basilica di San Paolo Maggiore, nota a tutti come Chiesa di S. Gaetano. Egli venne beatificato il 23 novembre 1624 da Papa Urbano VIII e canonizzato il 12 aprile 1671 da Papa Clemente X.
Beata Elisabetta Vendramin (Bassano del Grappa 1790 – Padova 1870) è fondatrice delle suore Terziarie Francescane elisabettiane che alla fine del XX secolo contava oltre 1500 consorelle in diverse nazioni in Europa, Africa, Medio Oriente e America latina. Continuano ad operare con la stessa forza e determinazione della loro fondatrice “di istruire e cavar anime dal fango”. Di lei non esiste il sepolcro essendo i suoi resti andati confusi nella fossa comune nel corso dei lavori di ristrutturazione del cimitero di Padova. Giovanni Paolo II l’ha beatificata il 4 novembre del 1990
Beato Giovanni Antonio Farina (Gambellara 1803 – Vicenza 1888) Vescovo di Treviso e di Vicenza aveva una grande sensibilità come educatore che lo portò a fondare l’Istituto delle Suore di Santa Dorotea, ancora oggi molto attivo a Vicenza e nel mondo. Seguiva anche con grande impegno la formazione dei sacerdoti misericordiosi e oranti. Venne beatificato da Giovanni Paolo II il 4 novembre del 2001. Fece parte della sua congregazione anche suor Maria Bertilla Boscardin, la sua prima infermiera santa che come lui riposa nella casa madre dell’Istituzione religiosa a Vicenza in via S.Domenico, 23.
Beata Gaetana Sterni (Cassola 1827 – Bassano 1889) fondatrice delle Suore della Divina Volontà. All’età di 26 anni entrò in un Ricovero per mendicanti dopo una sfortunata quanto brevissima esperienza matrimoniale conclusasi con la morte del marito, un imprenditore vedovo con tre figli e dopo essersi occupata dei fratelli minori in seguito alla morte della madre.
Impegnò tutta se stessa in questa impresa caritatevole occupandosi, per 36 anni, fino alla morte, degli ospiti vittime di disordine e di vizi e abusi di ogni genere. Fu proclamata Beata da Giovanni Paolo II il 4 novembre 2001.
Le sue spoglie sono custodite presso la Casa Madre della Congregrazione Suore della Divina Volontà a Bassano del Grappa (VI).
Santa Bertilla Boscardin (Brendola 1888 – Treviso 1922) la Santa dell’umiltà e dell’assistenza agli ammalati in particolare ai bambini, divenne suora presso l’Istituto delle Suore Maestre Dorotee di Don Antonio Farina e svolse per tutta la vita le più umili incombenze sopportando disagi e incomprensioni. Fu iscritta nell’albo dei Santi da Papa Giovanni XXIII nel 1961.
Beata Mamma Eurosia Fabris Barban (Quinto Vicentino 1866 – Marola 1932). Terziaria francescana accettò di sposare un vedovo vicino di casa e accudire così le due piccole figlie e la sua famiglia. A breve si aggiunsero altri 9 figli avuti dal marito di cui due morti in tenera età ed altri 3 orfani accolti in casa. Fu mirabile educatrice per tutti al punto che alcuni di loro si consacrarono alla vita religiosa. Numerosi i fedeli che si recano a pregare nella sua tomba presso la Chiesa di Marola. Fu beatificata il 6 novembre 2005 quando il Papa ricevette la testimonianza di un miracolo avvenuto per sua intercessione e il 18 settembre 2009 fu proclamata patrona dei catechisti vicentini dal Vescovo di Vicenza.
Santa Giuseppina Bakhita (Oglassa, Darfur 1869 – Schio 1947) arrivata a Schio dall’Africa è stata suora canossiana. Nata da una famiglia musulmana benestante fu rapita a 6 anni da due negrieri arabi e uno gli impose il nome “bakhita” che vuol dire fortunata. Dopo varie vicissitudini che la videro oggetto di diverse compravendite come schiava arrivò in Italia e nel 1890 fu battezzata a Venezia e poco dopo trasferita a Schio. È vissuta quasi sempre nel convento delle canossiane della cittadina vicentina. Il suo personale carisma e la sua fama di santità mista a curiosità per la suora negra si diffusero in tutta la nazione e presto iniziò un pellegrinaggio a Schio per incontrare la “Madre Moretta”, così battezzata dagli scledensi. Una suora dolce che si esprimeva solo in dialetto vicentino, ma che venne chiamata a tenere conferenze per la valorizzazione delle missioni e dell’integrazioni fra i popoli. Il processo di canonizzazione iniziò nel 1959 a soli 12 anni dalla sua morte. Fu beatificata nel 1992 e canonizzata sempre da Giovanni Paolo II il 1° ottobre 2000. La RAI le ha dedicato una miniserie di due puntate nel 2009. Morì a seguito di una lunga e dolorosa malattia. I suoi resti furono traslati nel 1969 nel Tempio della Sacra Famiglia del Convento delle Canossiane di Schio in via Fusinato, 51 e sono esposti alla pubblica venerazione in una teca trasparente collocata nella Cappella che si rifà al modello del Pantheon e fu iniziata nel 1850 da Bartolomeo Folladore e completata nel 1901 dal figlio Gioachino. Le 4 grandi tele che si trovano nelle nicchie della parete circolare sono del pittore Mincato.
Beato Claudio Granzotto (S. Lucia di Piave, TV 1900 – Chiampo, VI 1947) scultore ottenne il diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ma abbandonò presto una promettente carriera artistica per farsi frate francescano e dedicarsi alla costruzione della Grotta di Lourdes a Chiampo, riproduzione perfetta su scala 1 a 1 dell’originale.
Morto a soli 47 anni colpito da un tumore al cervello è sepolto proprio presso la Grotta della località vicentina, mèta di centinaia di migliaia di pellegrini ogni anno che ritrovano qui la stessa atmosfera di pace e serenità che si respira nella località francese.
———